"Human Activity May Have Triggered Fatal Italian Earthquakes, Panel Says" ("Le attivita' umane potrebbero avere causato terremoti fatali in Italia, secondo la commissione"): è il titolo dell’abstract dell’articolo pubblicato su Science e disponibile online. La sintesi informa che una commissione internazionale di geo-scienziati incaricata di indagare è giunta alla conclusione che i terremoti dell'Emilia Romagna del 2012 potrebbero essere stati causati dalle estrazioni di petrolio a livello locale. Scomodissima tesi, soprattutto per chi (enti locali, enti territoriali, istituzioni, ministeri, grandi società e quant’altri) da decenni in Italia (ma non solo) autorizza, perfora e trivella per estrarre idrocarburi senza nemmeno informare bene la popolazione oppure malgrado le proteste della popolazione. La sintesi della giornalista è frutto della lettura di un documento, il cosiddetto rapporto Ichese, che la Regione Emilia Romagna ha in mano da febbraio ma di cui non si era saputo nulla fino alla pubblicazione dell’articolo di Science che ne ha fornito ampi stralci. Gli scienziati quindi non escludono una possibile correlazione e, dopo scuse imbarazzate, la Regione ha affermato di sospendere, per il momento, l’ok a nuove trivellazioni. Ma quelle già attive proseguono.
Il Cambiamento ha scelto di dar voce, in questo caso, ad un’attivista ambientale il cui nome e le cui competenze non possono essere liquidate con un’alzata di spalle. Lei è Maria Rita D’Orsogna, fisico, professore associato al Dipartimento di Matematica della California State University e da anni impegnata ad informare sugli effetti deleteri delle estrazioni petrolifere.
«A me, che predico queste cose da anni – afferma D’Orsogna nel suo blog, sempre di interessantissima lettura - dispiace solo che sia dovuta morire tutta quella gente per quella che poteva essere semplice prevenzione. Nei terremoti emiliani sono morte 27 persone e in 5000 hanno perso la propria casa. Il rapporto di Science dice quello che qualsiasi persona di buon senso direbbe: e cioè che data l'intensa attività estrattiva in Emilia Romagna, a cavallo fra Modena e Ferrara, è quantomeno plausibile che le scosse di due anni fa siano state dovute alle trivelle in loco. Elementare no? Buco, scavo, trivello, stocco e dunque perturbo i complicati sistemi sotterranei e ad un certo punto la corda si spezza. L'articolo è in realtà prudente e dice che "non possono essere escluse" correlazioni fra i terremoti e il vicino campo Cavone, della concessione Mirandola. Si spiega quello che è un territorio instabile di per conto suo, potrebbe essere stato vicino al punto di rottura e che anche piccole variazioni dovute all'attività umana avrebbero potuto innescare i catastrofici terremoti del 20 e 29 maggio 2012. Gli autori notano che l'attività estrattiva presso il campo Cavone è aumentata nell'Aprile del 2011, un anno prima dei terremoti – prosegue D’Orsogna - Nel campo Cavone hanno 34 pozzi e un Centro Oli. Nessuno dei membri della commissione ICHESE - responsabile dei risultati - ha voluto rilasciare commenti a Science, a partire dal presidente Peter Styles, un "expert" della Shale Gas Europe, consorzio nato per promuovere l'immagine del fracking in Europa e sponsorizzato da Chevron, Cuadrilla, Total, Halliburton, Statoil e Shell».
Poi stigmatizza la frase dell’articolo di Science che dice: «Fonti che ben conoscono lo studio affermano che è stato presentato alla Regione Emilia Romagna almeno un mese fa, ma che i politici sia a livello regionale che nazionale sono preoccupati riguardo gli effetti e ne stanno ritardando la diffusione».
Ebbene, l’ennesima pessima figura, ma stavolta con molto in ballo. Una condotta, quella delle istituzioni, che tanti non hanno esitato a definire scandalosa. La risposta fornita non è da meno: ora il rapporto dei super-esperti verrà esaminato e “interpretato” da altri super-esperti.
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