Da quando la campagna di sperimentazione di farmaci anti covid, chiamati erroneamente vaccini, è stata allargata all’intera popolazione e non si è più limitata a categorie ben precise (anziani), chiedo dove sono consultabili i piani di mitigazione dei rischi e soprattutto di prevenzione. Assistiamo al più grande esperimento di somministrazione di farmaci sperimentali della storia e sono certo che qualcuno (certamente non nelle ASL né nei comitati tecnico scientifici) in uno scantinato avrà fatto un minimo di brain storming su un argomento così delicato, passando dalla contingenza alla strategia.
Nessuno risponde.
Un conto è somministrare in tutti i modi possibili farmaci sperimentali al maggior numero di noi, comuni mortali. Noi non abbiamo ruoli di importanza strategica. Come padri e madri di famiglia facciamo cose normali: lavorare, fare la spesa, giocare coi nostri figli. Noi sì che possiamo permetterci qualche infarto, qualche miocardite, qualche trombosi.
Altro è somministrare un farmaco sperimentale a chi occupa ruoli di potere, strategici per la Nazione.
I verbali dei Comitati Tecnico Scientifici sono disarmanti. Cosa si prevede di fare se ci fossero effetti inattesi o l’effetto dei farmaci avesse ripercussioni sul normale vivere sociale?
Ci sono protocolli ad hoc per gli effetti percentualmente previsti (quindi certi)?
Qualcuno ha dedicato del tempo a fare analisi e previsione dei rischi indipendentemente dall’analisi costi-benefici delle misure di volta in volta intraprese (lockdown, mascherine, vigile attesa etc)? No, analisi chiaramente mai fatta (con cadenza semestrale siamo daccapo come nel gioco dell’oca).
Se me lo avessero raccontato non avrei mai creduto che i vertici delle nostre Forze Armate, tutti coloro che presidiano le infrastrutture critiche e strategiche, i vertici della Protezione Civile, maestri nell’analisi dei rischi e delle probabilità, sarebbero passati da una condizione in cui potevano controllare e mitigare i rischi di contagio nelle loro fila (sia militari che paramilitari che civili), semplicemente adottando contromisure comportamentali (la Svezia insegna e dimostra), a una situazione in cui sono tutti indistintamente a rischio per essersi somministrati un farmaco sperimentale senza averne la necessità oggettiva (le statistiche hanno sempre parlato chiaro e chi fa analisi rischi vive di statistiche e probabilità).
E’ impensabile. Neanche su "Scherzi a Parte".
Spero di riuscire a trasmettere almeno un decimo dello stupore e della costernazione che provo ormai da mesi. Tutto sembra un incubo, un tremendo incubo, al punto da farmi pensare che la finzione sia all’opera. La verità è così evidente che è sotto gli occhi di tutti, come l’elefante nel cappello del Piccolo Principe. L’unica speranza è che, se mi sbagliassi, “veramente” tutte le figure strategiche della nazione che hanno assunto farmaci sperimentali almeno prima si siano fatte dare i lotti placebo previsti in ogni sperimentazione.
Per poter far felici gli opinionisti e i media che li ritraevano durante la fatidica puntura…
Più che pensarlo, lo spero con tutte le mie forze.
Scrissi nel 2020, a inizio pandemia, che quella col virus era una guerra asimmetrica.
Il virus faceva come i terroristi: saturava con i "feriti" il sistema sanitario già decadente e sfibrato, approfittando delle Asl completamente disorganizzate e incapaci di gestire e analizzare dati e altrettanto incapaci di fare esperienza dagli eventi (basti pensare all’hackeraggio della Regione Lazio).
La guerra andava combattuta Comune per Comune. Gli strumenti per farlo c’erano e ci sono sempre stati.
Nella tragedia dei morti, poi, scoprimmo che non si moriva “di virus” ma “con il virus” e soccombevano soprattutto gli anziani.
Andamento mai smentito dalle statistiche, ma solo dai giornalisti e dalla stragrande maggioranza dei tromboni che, non lavorando in prima linea, avevano (e hanno) tempo per rilasciare interviste e dichiarazioni e andare a caccia di casi, spesso distorti ad arte.
Le cure iniziavano a emergere, i medici (specie quelli italiani) sono creativi e amano il loro lavoro ma soprattutto amano il popolo di cui sono parte integrante; la mortalità specifica veniva via via ridotta.
Un siero sperimentale (non è corretto né scientificamente né legalmente definirlo “vaccino”) fece intravedere una speranza al mondo.
Il solito dilemma tra tattica e strategia alla base della resilienza.
Fantastico, dicemmo. Proteggiamo gli anziani che sono quelli più a rischio. Fin qui tutto fila perfettamente liscio, un approccio da manuale: un rischio relativamente calcolato e circoscritto.
I problemi in materia di gestione dei rischi sono nati dopo, quando la cura sperimentale è stata estesa, resa universale spesso in modo subdolo e con armi raffinatissime di moral suasion.
L’innalzamento del rischio è così grave da rendermi quasi certo (direi che lo spero con tutte le mie forze), che molte notizie, dati e numeri non siano affatto veri perché se lo fossero significherebbe che chi governa la nostra Nazione, che affonda le sue radici nell’Impero di Roma, quindi con un’esperienza millenaria in termini organizzativi e militari, ha fatto uno dei più gravi errori strategici e tattici della storia e ha messo a repentaglio la sua stessa sopravvivenza.
Il farmaco sperimentale definito “vaccino” è diventata una "cura universale", nonostante sia ovunque dichiarato che è sperimentale dagli stessi produttori che fanno firmare a ogni paziente una manleva totale.
In questo momento, almeno sulla carta, vorrebbero farci credere che sono stati inoculati tutti i vertici delle Forze Armate, i Servizi Segreti, tutti i dipendenti delle Aziende Strategiche, tutti gli operatori delle Infrastrutture Critiche e, infine, la stragrande maggioranza dei Medici e degli Operatori Sanitari, per non parlare dei Vigili del Fuoco delle Forze dell’Ordine, dei Piloti di aereo, dei controllori di volo, degli autisti di autocisterne e tanti altri.
Ditemi che non è vero, datemi un pizzicotto per svegliarmi.
Da una situazione in cui il rischio di diffusione del virus e dei suoi effetti, bene o male, era controllabile e statisticamente di minimo impatto, proprio per le categorie appena elencate, applicando contromisure perlomeno irrazionali, siamo passati senza rendercene conto a una situazione tutta nuova.
Invece di ritorno alla normalità abbiamo determinato di fatto un livello superiore di rischio rispetto a un anno fa: abbiamo peggiorato lo scenario di guerra asimmetrica, cosa di per se estremamente difficile, ma ci siamo riusciti.
C’è il nuovo rischio, incontrollabile e imprevedibile, ma limpidamente descritto nei bugiardini dei vaccini: quello di effetti collaterali percentualmente certi (nonostante l’assenza dei test e della sperimentazione propria di ogni “vaccino”), cui sono soggetti tutti coloro che si sono vaccinati.
Questo rischio è stato scientemente (almeno sulla carta) diffuso in ambienti e contesti in cui il virus non sarebbe mai arrivato o, in cui, comunque, avrebbe fatto pochissimi danni per l’età e la costituzione dei componenti.
Questo non può essere vero, è tutta una finzione
Non ce li vedo proprio i giovani politici che per primi si prestano alla scienza, proprio non ce li vedo.
Se lo hanno fatto nonostante le statistiche e l’età e i molteplici casi di infezione superata (i social documentavano passo passo ogni loro starnuto), che li collocavano al di fuori di ogni possibile rischio, significherebbe che non hanno proprio a cuore la loro sopravvivenza, figuriamoci quella della Nazione.
Un rappresentante di un partito di maggioranza, famoso no vax, quando iniziò il suo percorso politico e i primi candidati del suo movimento vennero eletti disse e scrisse sul suo blog: è stato inoculato il virus…
Forse ora stiamo andando molto oltre: la realtà supera la fantasia…