di
Daniela Sciarra
19-03-2012
Asdomar è al primo posto della classifica di Greenpeace sulla sostenibilità delle aziende italiane del tonno in scatola. L’associazione fa una nuova analisi su 14 aziende che rappresentano l’80% del mercato italiano del tonno. La strada è ancora in salita, ma è necessario impegnarsi per la distribuzione solo di tonno pescato in modo sostenibile, per favorire il recupero degli stock, evitando quelli a rischio, e per incentivare una migliore gestione della pesca.
Greenpeace ha pubblicato la terza edizione di Rompiscatole, la classifica sulla sostenibilità che prende in considerazione 14 aziende italiane rappresentative dell’80% del mercato nazionale. Anche questa volta, al primo posto si colloca Asdomar, che negli anni ha continuato a migliorare e a mettere in pratica i suoi impegni a favore della pesca sostenibile, utilizzando solo la canna per pescare e rendendo l’etichetta ancora più trasparente. Segue al secondo posto Mareblu che si impegna a utilizzare solo metodi di pesca sostenibili entro il 2016.
Rio Mare, leader nelle vendite, rimane indietro nella classifica per un impegno a metà. Secondo Greenpeace, infatti, non offre una piena 'qualità responsabile', non avendo neanche eliminato dall’intera produzione i metodi di pesca distruttivi, come i FAD. Quegli oggetti galleggianti utilizzati per concentrare i pesci, ma che sono responsabili della cattura di esemplari giovani di tonno e di numerose specie marine, tra cui squali, mante e tartarughe.
Agli ultimi posti della classifica si trovano il tonno Nostromo, MareAperto STAR e Maruzzella che, ad oggi, non hanno adottato nessun criterio che garantisce ai consumatori che il tonno non arrivi da una pesca distruttiva. Anche il marchio Callipo scende in classifica, perché nonostante l’impegno a non usare i FAD per la grande parte delle produzioni, non fornisce la certificazione di garanzia ai consumatori.
Sul fronte della grande distribuzione organizzata, invece, sono necessari numerosi passi in avanti. Le grandi insegne come Auchan, Carrefour e Conad non hanno ancora adottato criteri di sostenibilità nella scelta del tonno e le loro scatolette sono tra le meno trasparenti per il consumatore.
Per Greenpeace è necessario impegnarsi a vendere solo tonno pescato in modo sostenibile, favorire il recupero degli stock, evitando quelli a rischio, e incentivare una migliore gestione della pesca. E insieme alla classifica, l'associazione lancia una petizione per chiedere a Rio Mare di diventare sostenibile al 100%.
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