di
Andrea Degl'Innocenti
28-02-2012
Il giorno dopo l'esproprio anticipato dei territori per l'allargamento del cantiere, ed il grave incidente accaduto all'attivista Luca Abbà, è l'intero paese a scoprirsi No Tav. Claudio Giorno, voce storica del movimento, ci ha fornito le sue impressioni a caldo sull'accaduto. "Siamo felici dell'interesse dei media, ma oltre alla vicenda umana deve emergere il no al progetto".
Un intero paese si è riscoperto No Tav. Nella giornata di ieri tutta Italia ha voluto mostrare il proprio coinvolgimento con uno dei pochi movimenti che – grazie alle profonde radici nel territorio - è riuscito a portare avanti una protesta costante negli ultimi vent'anni, una battaglia democratica continua ed instancabile.
I fatti di ieri mattina non hanno mancato di generare reazioni. È un'immagine che lascia il segno quella della rovinosa caduta di Luca Abbà, volto storico del movimento (nonostante i soli 37 anni di età) caduto giù dai dieci metri di altezza di un traliccio e fulminato da una scossa elettrica. Luca è adesso ricoverato in gravi condizioni al Cto di Torino, tenuto dai medici in coma farmacologico. Le lesioni riportate in seguito alla caduta non sono tali da mettere a repentaglio la sua vita, ma ancora non si è in grado di giudicare la gravità del trauma dovuto allo shock elettrico.
Persino giornali e giornalisti generalmente contrari alle rivendicazioni No Tav sembrano essere rimasti turbati dai fatti delle ultime ore. Abbiamo contattato telefonicamente Claudio Giorno, voce storica del movimento No Tav. “È stato scritto tantissimo sull'accaduto – ha dichiarato - anche da parte di politologi e giornalisti che non possono essere tacciati di simpatie per i No Tav. È confortante riscontrare un atteggiamento di sincero turbamento anche da parte di coloro che si schierano normalmente contro la nostra lotta”.
Il dramma personale di Luca sembra davvero aver smosso le coscienze. “Luca è una persona generosa – ci racconta Giorno – e da persona generosa si è spinto dove nessun altro avrebbe osato, non ha usato le precauzioni che chiunque avrebbe adottato. Certo, resta aperta la discussione se si sia spinto volontariamente o ci sia stato costretto, ma su questo indagherà la magistratura”.
Ma certo non sarà la vicenda di Luca a cambiare le cose. Nonostante i mass media abbiano mostrato un interesse autentico e senza precedenti per la questione, ed abbiano in parte rimesso in discussione i ruoli all'interno della disputa fra lo stato e il movimento No Tav – "non siamo più noi i cattivi" dichiarava ieri Lele Rizzo -, la questione sembra limitarsi al dramma umano di Luca ed alle dinamiche di lotta e ordine pubblico.
Nessuno, nei fatti, mette ancora in discussione il progetto del treno ad alta velocità Torino-Lione. Il movimento No-Tav dovrà essere abile nell'approfittare di questo spazio inedito per trasmettere alla popolazione il proprio messaggio sul Tav, progetto inutile e dannoso, sul quale continuano a circolare fin troppe falsità e luoghi comuni.
Ad esempio è opinione comune che il progetto sia ineluttabile perché i lavori in Francia sono già iniziati. Ma “quando Griseri (giornalista di Repubblica ndr) scrive che in Francia i lavori sono iniziati, mente spudoratamente, e in cattiva fede- afferma Giorno -. Fino ad ora si è speso per le costruzioni, in totale, meno di mezzo miliardo di euro. E ci vengono a dire che ne dobbiamo spendere inevitabilmente 30, a causa di questa piccola cifra”.
“La questione Tav racchiude in sé molte altre lotte”, continua l'attivista. “Da sola vale a spiegare l'intero referendum sull'acqua, visto che per costruire il tunnel, e questo lo ammettono gli stessi progettisti, si andranno a distruggere risorse idriche sufficienti ad alimentare una città di 1 milione di abitanti. Il tutto per potenziare un trasporto merci che al momento è pari ad un decimo delle capacità della linea già esistente. Io mi chiedo, sarà più importante avere una risorsa idrica sicura o una linea per trasportare merci che non esistono?”
Altri leggono nella vicenda dei valsusini una resistenza contro i poteri forti della politica e della finanza internazionale. È come se la questione unisse con un tratto di penna tutte le tematiche fondamentali che smuovono le coscienze dei cittadini. Scavando alle radici del progetto per l'alta velocità si ha l'impressione che si possa arrivare a far emergere una rete di ricchezza e sfruttamento che coinvolge dal micro al macro tutto il sistema economico.
Sarà per questo motivo che in molti attribuiscono alla resistenza della valle un valore simbolico altissimo, in cui ogni cittadino attivo si riconosce. “Vent'anni fa non ci saremmo mai immaginati che questa lotta potesse diventare un modello in cui credere. Ma noi non ci sentiamo degli eroi. Siamo persone normali, abbiamo figli, nipoti. Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi diceva Brecht. Allora io aggiungo, beati i valsusini che non hanno bisogno di eroi”.
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