La Commissione europea richiama dieci Stati membri, tra cui l'Italia, per il mancato rispetto della normativa sulle galline ovaiole. Ma per il Parlamento Ue sono diverse le leggi comunitarie sul benessere degli animali non umani che vengono violate. Servono più controlli e sanzioni per i trasgressori.
Belgio, Grecia, Spagna, Francia, Cipro, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Italia. Questi i dieci Stati membri che il 21 giugno si sono visti recapitare dalla Commissione europea un parere motivato per non aver attuato correttamente la direttiva 1999/74/CE che dal 1° gennaio 2012 vieta l'uso di gabbie non modificate per le galline ovaiole.
Nonostante un periodo di transizione lungo dodici anni, prima della definitiva entrata in vigore della norma, i dieci paesi sono già al secondo avvertimento: prossimi passaggi della procedura di infrazione comunitaria, in caso di inadempienza da qui a due mesi, il deferimento alla Corte di Giustizia dell'Ue e, infine, le sanzioni economiche.
La colpa riguarda il non aver assicurato alle galline ovaiole gabbie di dimensione pari ad almeno 750 cm² - idonee per fare il nido, razzolare e appollaiarsi - e dotate di lettiera, posatoi e dispositivi per accorciare le unghie, introducendo, tra l'altro, un elemento di concorrenza sleale nei confronti delle imprese che, operando nei paesi più virtuosi, hanno investito per conformarsi alla normativa Ue.
Ma quella sulle galline ovaiole non sarebbe l'unica disciplina comunitaria sul benessere degli animali non umani ancora trascurata. Almeno questa è la convinzione degli eurodeputati della commissione Agricoltura del Parlamento europeo che la scorsa settimana hanno adottato una risoluzione, non vincolante, in cui chiedono più controlli circa il rispetto delle norme Ue a tutela degli animali non umani e lo stop alle scappatoie per chi le viola.
Un tentativo di migliorare la strategia dell'Unione per la protezione e il benessere degli animali per il periodo 2012-2015, in continuità con il voto di maggio, in commissione Ambiente del Parlamento europeo, sulla protezione degli animali durante il trasporto.
In quel caso, insieme alla relazione dell'eurodeputata olandese Kartika Tamara Liotard, gli europarlamentari avevano chiesto, con un emendamento, l'introduzione di un limite di 8 ore per il trasporto degli animali non umani, migliori condizioni durante i tragitti in tutto il territorio dell'Unione e formazione professionale per gli addetti ai lavori.
Questa volta la proposta dell'Assemblea di Strasburgo si concentra sui controlli e sulla necessità di assicurare una scelta consapevole ai consumatori, ha spiegato Marit Paulsen, l'eurodeputato che ha redatto la risoluzione.
Tra le strade percorribili, più ispettori addetti a verificare il rispetto delle norme a livello nazionale, maggior potere al Food and Veterinary Office dell'Ue - l'organismo responsabile della corretta applicazione delle norme sulla salute di animali non umani e piante a livello Ue -, e meccanismi efficaci di sanzione per disincentivare chi viola le regole.
Quanto all'altro fronte, cioè favorire il consumo critico, gli eurodeputati propongono di rinnovare le norme sull'etichettatura per prevenire gli abusi e informare i consumatori sui metodi di allevamento e sul benessere degli animali, in particolare per i prodotti a base di carne e i latticini.
No, infine, ad una legislazione Ue che distingua tra animali di serie A e animali di serie B: secondo la commissione Agricoltura, l'Europa dovrebbe garantire standard di benessere equivalenti a tutti gli animali non umani, non solo a quelli allevati, ma anche a gatti, cani e altri animali domestici, attualmente non protetti dal diritto comunitario.
La Plenaria voterà la risoluzione nel mese di luglio; sarà poi la Commissione europea, nel 2013, a presentare la sua proposta legislativa e a decidere se sottoporre agli Stati membri un quadro di regole più ambizioso per il benessere degli animali non umani nell'Ue.
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