Passa in Commissione Ambiente al Parlamento europeo una relazione diretta a garantire migliori condizioni di trasporto agli animali non umani, mentre il commissario Ue all'Ambiente Janez Potocnik incontra le associazioni ambientaliste sul problema della caccia in deroga in Italia.
La scorsa settimana la commissione Ambiente (ENVI) del Parlamento europeo ha approvato a grande maggioranza - 51 favorevoli, 1 contrario, 2 astenuti - la relazione dell'eurodeputata olandese Kartika Tamara Liotard “sulla protezione degli animali durante il trasporto”. Insieme al testo, è stato votato un emendamento che chiede di introdurre un limite di 8 ore per il trasporto degli animali non umani, migliori condizioni durante i tragitti in tutto il territorio dell'Unione - relativamente allo spazio disponibile, all'areazione e all'abbeveraggio - e di prevedere una formazione professionale per gli addetti.
Un passo avanti perchè “non si verifichino più i trasporti disumani ai quali sono sottoposti oggi bovini, suini, ovini e altri animali destinati alla macellazione”, fa sapere l'eurodeputato dell'Idv Andrea Zanoni, che insieme ad altri parlamentari Ue è stato autore di una dichiarazione nel mese di marzo sulla necessità di non superare il limite delle 8 ore massime di trasporto.
Il passaggio successivo è ora il parere della commissione Agricoltura, che ha il compito di presentare la relazione finale sull'impatto del Regolamento europeo sulla protezione degli animali durante il trasporto (CE n. 1/2005).
Il voto in commissione ENVI segue di un giorno un'altra iniziativa di Bruxelles a tutela degli animali non umani, organizzata questa volta dalla Commissione europea. Il commissario all'Ambiente Janez Potocnik ha infatti incontrato un gruppo di associazioni - WWF Italia, Legambiente, Enpa, LIPU – BirdLife Italia e Cabs - per discutere sul problema della caccia in deroga in alcune regioni italiane.
Un tema su cui l'Esecutivo Ue è già intervenuto nel 2011, inviando all'Italia due lettere di messa in mora per mancata applicazione di due sentenze della Corte di Giustizia Ue, una del 2008, contro l'autorizzazione della caccia agli storni e ai fringuelli in Liguria, l'altra del 2010, che contestava la possibilità di cacciare specie protette concessa dall'amministrazione regionale veneta.
Per il Veneto, in particolare, il termine ultimo per mettersi in regola è scaduto a dicembre; dopo l'ultimatum di Bruxelles, la Regione va quindi incontro ad una sanzione, che rischia di pesare sulle tasche di tutti i cittadini. Nonostante ciò il governatore Luca Zaia e gli assessori competenti hanno continuato a difendere il provvedimento, che, a loro dire, sarebbe stato condiviso anche con il ministro dell'Ambiente Corrado Clini.
Senza dimenticare che nei mesi scorsi la Lombardia ha avviato il dialogo con la rappresentanza italiana a Bruxelles per chiedere la chiusura della procedura di infrazione avviata proprio a causa dell'attività venatoria in deroga, senza per questo desistere dal difenderne la pratica sul territorio regionale.
Ai rappresentanti delle associazioni il commissario Potocnik ha assicurato di stare seguendo quanto accade in Italia, in violazione della direttiva Ue “Uccelli”, e di essere determinato ad andare in fondo per trovare una soluzione a queste situazioni. Restano gli interrogativi sulla condotte a livello nazionale e delle regioni: “è tempo che il Governo italiano fornisca una risposta rigorosa e risolutiva su un tema, quale quello dell'abbattimento dei piccoli uccelli protetti, che ha condotto il nostro Paese alle soglie delle sanzioni economiche”, hanno fatto sapere, in una nota, i rappresentanti delle associazioni.
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