Questi sono i numeri dell’ennesimo scandalo italiano; altro che immigrazione!
Mentre la gente, aizzata da menti malate e dai media, si scaglia contro esseri umani di altri colori a cui si addossano tutti i mali dell’Italia, si buttano tranquillamente centinaia di milioni dalla finestra. Uno spreco pazzesco di denaro pubblico che grida vendetta, una presa in giro memorabile. Soldi, persone, strutture che non raggiungono i risultati per cui sono stati pensati, ma nessuno dice nulla, nessuno si indigna, né scende in piazza o fa barricate, nemmeno chiede di mandare a casa chi è artefice di questo ennesimo incredibile spreco di denaro della collettività.
Il 3% di occupati fra tutti quelli che si rivolgono ai centri dell’impiego è come niente, un flop assoluto. A questo punto tanto vale chiudere questi centri, evidentemente del tutto inutili, anzi dannosi, visto che si sprecano i soldi pubblici; e destinare quei seicento milioni di euro all’anno a persone che facciano lavori socialmente utili. In questo modo ci sarebbero di sicuro più occupati della cifra irrisoria che riesce a trovare un lavoro grazie a questi intermediari statali. E non si dica che le persone non trovano un impiego perché non c’è; allora, a maggior ragione questi centri andrebbero chiusi, dato che non spostano di una virgola la situazione.
Quando si vedono questi autentiche assurdità, ci si indigna ancora di più se si pensa che noi come associazione Paea abbiamo realizzato anni fa l’Ufficio di Scollocamento (dall'idea e dal libro omonimo di Simone Perotti e Paolo Ermani, edito da Chiarelettere) e senza aver ricevuto un solo centesimo da parte di nessun ente pubblico; abbiamo contribuito a chiarire le idee alle persone, che hanno capito quale lavoro era ideale per loro. Abbiamo aiutato una percentuale di individui in proporzione di sicuro più alta di quella irrisoria dei centri per il (non) impiego. Ma abbiamo fatto di più: abbiamo dato alle persone i consigli appropriati per trovare, cambiare, inventare un lavoro che fosse maggiormente in linea con le loro aspirazioni e ideali e non un lavoro pur che sia, magari che odiavano o avrebbero odiato. Quindi, alla quantità abbiamo unito la qualità.
E ancora, abbiamo consigliato alle persone di fare un lavoro che non fosse dannoso agli altri e all’ambiente, quindi abbiamo fatto risparmiare ulteriormente lo Stato. Qualcuno dello Stato ci ha sovvenzionato, supportato, apprezzato, ringraziato per il nostro lavoro a favore della nazione tutta? Zero, niente, nisba; da quelle parti pare che siano troppo impegnati a buttare soldi a tutta forza per accorgersi di chi proprio perché ha competenze, esperienze, passione, motivazione e capacità, fa molto meglio il lavoro di chi è pagato mensilmente e ha addirittura contratti a tempo indeterminato. Ma la colpa non è certo di chi lavora nei centri dell’impiego dove probabilmente ci sono persone poco formate, poco motivate, disorganizzate e che non sanno nemmeno loro bene cosa e come fare. E non è certo un caso che la formazione in Italia sia a livelli scarsissimi e fatta in maniera vergognosa, perché anche quella è un mezzo soprattutto per intascare soldi da enti pubblici statali ed europei; non importa dei risultati o che la gente si formi sul serio, è importante portare a casa il quattrino.
L’Ufficio di Scollocamento con il suo coraggio, le sue idee, capacità, intuizioni e la formazione di chi lo gestisce, pagata in autonomia e non sovvenzionata da nessun ente pubblico o privato che sia, surclassa i centri per il non impiego già così; immaginate se un giorno uno Stato illuminato decidesse anche di sovvenzionare i veri lavori socialmente utili, cioè quello che facciamo noi, cosa saremmo in grado di fare e quali risultati otterremmo. Chiudiamo i centri per l’impiego che tanto sono inutili e apriamo 500 Uffici di Scollocamento, mai riusciremmo a fare peggio del nulla attuale, è garantito. Inoltre contribuiremmo a costruire una società meno frustrata e delusa sia del lavoro che ha, sia da quello che troverà.
E’ assurdo continuare a buttare soldi nei centri per l’impiego senza capire che è totalmente inutile provare a inserire le persone in un mondo del lavoro che, proponendo sempre le stesse attività, è ormai saturo; mentre ci sono campi di impiego e prospettive che danno maggiori probabilità di lavoro degno di questo nome. Però non dobbiamo preoccuparci: in ogni caso, per qualsiasi fallimento presente e futuro, sappiamo già a seconda dei casi e dei politici di turno, di chi è la colpa: neri, musulmani, immigrati, omosessuali, ebrei, comunisti, ambientalisti, ecc.
Ora l'associazione Paea è arrivata al suo trentacinquesimo corso per fornire istruzioni e suggerimenti concreti alle persone su come cambiare vita e lavoro. Sì, avete capito bene: trentacinquesimo. Tutte le edizioni hanno formato e informato persone che hanno fatto un passo avanti.
QUI trovate le istruzioni per iscrivervi a questo 35° corso: vi aspettiamo! Per condividere e favorire il vero cambiamento! Che parte da noi stessi.
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