di
Daniel Tarozzi
10-05-2012
Che cos'è l'ufficio di scollocamento? Quali sono i principali problemi cui va incontro chi decide di scollocarsi? Perché molte persone, pur avendo un lavoro, sono infelici? Daniel Tarozzi intervista Simone Perotti, autore insieme a Paolo Ermani di Ufficio di scollocamento. Una proposta per ricominciare a vivere.
Il 3 maggio è uscito il libro Ufficio di scollocamento. Una proposta per ricominciare a vivere, a cura di Simone Perotti e Paolo Ermani, edizione Chiarelettere. Il Cambiamento è tra i promotori del progetto (ospitiamo anche il sito dedicato al progetto). Se vogliamo cambiare il mondo, infatti, bisogna cominciare da noi stessi. E il primo passo è riconquistare la libertà e il diritto a vivere una vita che abbia senso.
Il lavoro, quando coincide con le aspirazioni e i sogni delle persone, è un grande mezzo di libertà ed emancipazione. Ma quando, come nella gran parte dei casi, si lavora per “sopravvivere”, per “la pagnotta”, anziché per realizzare noi stessi, possiamo affermare che il lavoro in quanto tale sia uno strumento di libertà?
Per approfondire questi temi abbiamo intervistato Simone Perotti. Nelle prossime settimane approfondiremo il tema anche con Paolo Ermani.
Simone, come mai questo libro?
Faccio lo scrittore. Per la maggior parte sono un narratore, scrivo romanzi, ma per una parte la mia penna descrive quello che vede, ragiona sul mondo e tenta di capirlo. In questa epoca anche un cieco capirebbe che la nave sta affondando. Come non tentare di raccontarlo, come non tentare di spiegare ai passeggeri, me incluso, che occorre abbandonare la nave?
Che cos'è l'ufficio di scollocamento?
Un progetto per abbandonare la nave, appunto. Prima che sia tardi.
Tu ti senti uno scollocato?
Io mi sono scollocato in tempi non sospetti. Ho lavorato in silenzio, come un carbonaro, per quasi dodici anni, tra il 1995 e il 2007, quando di crisi non si parlava neppure. Nel 2007-08 ho scritto Adesso basta per raccontare che avevo abbandonato tutto e mi ero messo a vivere. Pensavo che fosse un diario minimo, una cosa per sancire un cambiamento. È diventato il manifesto del downshifting.
Quando hai deciso di lasciare il lavoro, ti avrebbe aiutato avere un 'ufficio di scollocamento' a cui riferirti?
Beh diamine! Il mio dramma era che non potevo parlare con nessuno, che quando ci provavo mi davano del pazzo a voler abbandonare soldi, carriera, posto fisso, casa per un'idea così folle. Adesso basta, Avanti tutta, Uomini senza vento e Ufficio di scollocamento li ho scritti proprio per raccontare, spiegare, mettere in guardia, spingere, stimolare. Io, come Paolo Ermani, come te, come migliaia di altre persone siamo la prova vivente che un'altra vita è possibile. Non raccontarlo sarebbe stato ingiusto ed egoista.
Non è pericoloso parlare di 'scollocamento' in un momento in cui la disoccupazione è uno dei problemi più sentiti?
Il 92% della popolazione un lavoro ce l'ha e vive male, corre verso il burrone. Pensa che avrà la pensione e invece non l'avrà. Pensa che il suo lavoro sia garantito e non è così. Non cambia il suo stile di vita e presto il sistema lo costringerà a farlo anche se non vuole. Insomma, se c'è un momento in cui occorre anticipare gli eventi, che già ci corrono dietro mordendoci il sedere, è proprio questo. Anzi, siamo in ritardo.
Secondo te quali sono i problemi principali a cui va incontro chi decide di scollocarsi?
Lui pensa che siano i soldi, invece è la testa, anzi, il cuore. Chi cambia dentro poi può cambiare fuori. Restare quello che si è smettendo semplicemente di lavorare è un suicidio. Lavoro e denaro sono problemi grossi, ma valgono il 30% della questione. Solo che 'cambiare dentro' a tutti suona come una formuletta new age, una cosa da parroci di periferia, o da teologi-guru. Siamo mal messi proprio perché tutti la pensano così. Cambiare dentro è la sola forza che abbiamo. Rinunciarci vuol dire perdere l'unica arma (potentissima) per resistere alle sfide del tempo.
Spesso parli di promesse tradite. A quali promesse fai riferimento?
Pensione, lavoro per tutti, servizi, poter diventare come quelli della pubblicità e dei film, poter crescere sempre senza fine, poter vivere una terza età sana e spensierata. Ma le vedi le pubblicità? Descrivono un mondo che non esiste. E noi gli andiamo dietro come fossimo ipnotizzati. Solo che tutti i lunedì mattina le macchine in fila sembrano un corteo funebre. Possibile che nessuno accosti e scenda? Eppure oggi è una splendida giornata...
Una persona che viene licenziata senza preavviso è una persona scollocata?
No è uno che è stato fregato. Da oggi in poi è uno che voleva farsi fregare e c'è riuscito.
Perché molte persone, pur avendo un lavoro, sono infelici?
Perché fanno una vita pessima. Il grande inganno è stato proprio quello: spingere tutti a fare la stessa cosa, per sempre, e convincersi che eravamo felici.
I tuoi precedenti saggi (Adesso Basta e Avanti Tutta) hanno venduto decine di migliaia di copie. Che cosa significa?
Che c'è molto bisogno di riflettere su questi temi. Siamo quasi a duecentomila email ricevute in due anni e mezzo. Ti immagini quanto bisogno c'è di cambiare da parte della gente?
Cos'è per te il cambiamento?
La chance più grande che abbiamo per vivere le molte vite che abbiamo a disposizione. Ognuno ne ha. Peccato che quasi tutti si accontentino di viverne una soltanto.
[video|simone_perotti_ufficio_scollocamento]
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