Piovono accuse sull'Ema. Questa volta a puntare il dito contro l'Agenzia europea per i medicinali sono decine di esperti, epidemiologi, esperti di malattie infettive, microbiologi, chimici e biologi, tutti parte dell'associazione "Doctors for Covid ethics" (Medici per l'etica Covid), che hanno scritto due lettere indirizzate direttamente alla direttrice dell'Agenzia Emer Cooke, ma anche alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e al presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
I sottoscrittori sono più di cento, appunto, tra scienziati e professori universitari provenienti da tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Regno Unito, dalla Germania alla Francia fino alla Spagna. Avevano scritto una prima lettera già il 28 febbraio scorso. L’Ema aveva risposto, ma i medici hanno ritenuto che le rassicurazioni ricevute fossero insoddisfacenti. Così sono tornati all’attacco. Nell’ultima lettera, datata 20 aprile, scrivono: "Le nostre preoccupazioni riguardo ai vaccini basati sui geni non si limitano a quello di AstraZeneca, ma anche a Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson. La nostra preoccupazione più seria è che voi date l’impressione che la trombosi del seno venoso cerebrale (CVST) sia un evento avverso molto raro. In effetti, è vero probabilmente il contrario. I sintomi cardinali del CVST dominano l’elenco delle reazioni avverse". Ecco quali sono: "Mal di testa lancinante, nausea e vomito, coscienza alterata, linguaggio alterato, visione alterata, problemi di udito, paralisi di vario grado in varie sedi e perdita del controllo motorio".
Si legge ancora: "Riteniamo che il numero di decessi dovuti ai vaccini basati sui geni, che avete pubblicamente ammesso, sia solo una piccola percentuale del numero effettivo di decessi dovuti a questi vaccini". Secondo i firmatari delle lettere i vaccini immessi sul mercato sono da considerarsi "farmaci sperimentali", e come tali devono essere trattati. Nella lettera del primo aprile scrivono: "Le nostre preoccupazioni derivano da più fonti di prova, incluso il fatto che la "proteina picco" SARS-CoV-2 non è una proteina di aggancio passivo, ma è probabile che la sua produzione avvii la coagulazione del sangue attraverso molteplici meccanismi. Purtroppo, la vostra risposta del 23 marzo non è convincente ed è inaccettabile. Un approccio così sprezzante alla sicurezza dei vaccini crea l’impressione sgradita che l’Ema stia servendo gli interessi delle stesse aziende farmaceutiche i cui prodotti è vostro dovere valutare".
L’Ema ha pubblicato sul proprio sito la risposta, spiegando che "una volta che ad un medicinale è stata concessa un’autorizzazione all’immissione in commercio da parte di un autorità (autorizzazione condizionata, nda), non può più essere considerato un prodotto in fase di sperimentazione" e ribadendo la sicurezza dei vaccini.
Fonte: Il Tempo