di
Andrea Degl'Innocenti
18-07-2011
Prima i duemila poliziotti e carabinieri, ora gli alpini. Aumenta la militarizzazione del cantiere della Maddalena, in Val di Susa. Al suo interno però, i lavori per il tunnel esplorativo ancora non sono iniziati. Lo testimonia la visita dell'europarlamentare Gianni Vattimo, il quale si è dichiarato molto perplesso sull'eventualità che arrivino i finanziamenti europei.
Duemila uomini tra poliziotti e carabinieri, cui si va ora ad aggiungere un intero battaglione di alpini di ritorno da Kabul, per presidiare un cantiere che non esiste. È questa la situazione paradossale che si va configurando in Val di Susa, dove a fronte dei lavori per il Tav che neanche sembrano in procinto di iniziare lo spiegamento di forze è sempre maggiore.
Il cantiere in questione, poi, ha ben poco a che fare col treno ad alta velocità. L'opera che vi dovrebbe essere realizzata è il cunicolo della Maddalena, un tunnel esplorativo che mira a sondare il ventre della montagna in previsione dei lavori, una sorta di opera preliminare. Che non sembra dover partire.
È del 13 luglio la visita dell'europarlamentare Gianni Vattimo al cantiere della Maddalena di Chiomonte. Intervistato dal Fatto Quotidiano Vattimo ha dichiarato: “abbiamo constatato tutti che il cantiere non c'è; quella condizione che dovrebbe liberare il versamento dei soldi dall'Europa alla Ltf non è realizzata.”
Come sul fronte di una guerra, ai giornalisti è stato impedito, in quell'occasione, l'accesso alla zona sorvegliata. Il racconto di Vattimo ha però tolto ogni dubbio e confermato quanto in molti già sospettavano nella valle: non esiste nessun cantiere. Quei lavori che dovevano iniziare a tutti i costi, in virtù dei quali non si è lesinato l'uso della violenza per far sgomberare i manifestanti, sono adesso congelati, in attesa di chissà quale segnale. I dubbi fra i valsusini aumentano e qualcuno ipotizza "non hanno i soldi!"
Nonostante tutti questi punti interrogativi, la sicurezza aumenta. Ormai la zona è altamente militarizzata, visto che ai duemila poliziotti e carabinieri che da settimane presidiano il cantiere si aggiungono ora gli alpini della Brigata Susa, altamente specializzati e appena tornati dall'Afghanistan. Per loro è presentazione sufficiente il detto che li contraddistingue: “a brusa, suta 'l susa”, “la situazione è brutta, avanti il Susa”.
L'impiego crescente di forze dell'ordine e militari ha dato adito a molte critiche. Oltre alle violenze da essi perpetrate ai danni dei manifestanti, c'è la questione dei costi. Secondo una stima dei comitati No Tav, la militarizzazione imposta sul territorio peserà sulle spalle dei contribuenti per una cifra doppia rispetto ai fondi che l'Italia riceverà dalla Ue. 868 milioni di euro, sei volte il valore del cunicolo, contro i 417 forniti dall'Europa.
Questo insieme di ragioni aveva spinto la Comunità montana Valle Susa e Val Sangone, insieme con il comune di Giaglione (Torino) a presentare ricorso al Tar del Lazio per sospendere il progetto di realizzazione del tunnel. Il ricorso però è stato respinto con la motivazione che il cunicolo risulta “necessariamente integrato con il progetto principale riguardante la realizzazione della tratta ferroviaria”.
Intanto la protesta si espande anche ad altre opere. Un gruppo di No Tav assieme ad altri ambientalisti, ha occupato il cantiere del grattacielo Intesa San Paolo a Torino. In breve è nato il sito www.nongrattiamoilcielo.org. “Protestiamo con loro contro lo spreco delle risorse e il danno al territorio che sia il Tav che il grattacielo della Banca comportano”, si legge in un comunicato.
Il movimento acquista così il respiro più ampio della lotta generalizzata contro le opere faraoniche, inutili, ad elevato impatto ambientale ed eccessivamente costose, soprattutto in tempi in cui le risorse dei contribuenti non sono così abbondanti.
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