di
Dario Lo Scalzo
19-09-2013
“La mafia è soprattutto un modo di vivere che tende alla prevaricazione e all’annullamento dell’uomo. L’unica risposta è la coscienza di noi stessi, del nostro percorso sano che abbiamo scelto di compiere”. Dario Lo Scalzo ha intervistato Emanuele Feltri, un giovane siciliano che coltiva prodotti agricoli biologici nella Valle del Simeto e che ha deciso di combattere la cultura mafiosa.
“Imparate ad ascoltarvi e imparate ad ascoltare ciò che la natura ha da dirci. Troverete la forza e le giuste risposte per vivere in pienezza”
Emanuele Feltri, giovane siciliano che coltiva prodotti agricoli biologici nella Valle del Simeto, ha deciso di non arrendersi e di combattere la mafia e la cultura mafiosa. È una storia dei nostri tempi che mostra ancora una volta come il nostro paese faccia enormemente fatica a garantire l’esercizio reale e concreto dei nobili principi sanciti nella Costituzione. È così che il cammino di Emanuele Feltri si issa a simbolo e diventa la via di chi, contro il sistema balordo, vuole tenere la testa alta in nome della libertà e del diritto ad avere diritti ma anche di chi vuole edificare la cultura del rispetto e di chi vuole coraggiosamente salvaguardare quella dignità che deve essere propria di ogni essere umano.
Il Cambiamento ha avuto modo di contattare Emanuele per rendere nota la sua vicenda e per condividere la causa per la quale insieme ad altri si batte quotidianamente.
Chi è Emanuele Feltri? E di cosa si occupa?
Sono un ragazzo di 33 anni che è cresciuto in città ma che ha sempre desiderato di vivere e lavorare in campagna. Ho studiato da perito agrario ma nella mia vita ho fatto mille mestieri, come tutti i ragazzi siciliani mi sono arrangiato per andare avanti
Prima o poi, un giovane siciliano si trova di fronte ad un bivio, quello di restare nella propria terra e provarci o quello di prendere la via dell'emigrazione. Tu hai deciso di credere in te e nella tua valle, perché?
La scelta di rimanere è avvenuta nel momento in cui una proposta di lavoro mi stava portando per l’ennesima volta lontano dalla Sicilia. Non ho più vent’anni e le esperienze all’estero mi sono bastate. Adesso è giunto il momento di mettere a frutto il mio vissuto per dare il mio apporto ad una terra che amo profondamente e che è piena di problemi e contraddizioni. La Valle del Simeto incarna tutte le problematiche della Sicilia ma la sua bellezza, la storia del suo vissuto rurale mi hanno chiamato per proporre un modello di lavoro e di vita che nella loro semplicità vengono visti come rivoluzionari anche perché esprimono la volontà di non scendere a compromessi con un sistema che ha basato il suo sviluppo nello sfruttamento del territorio e dell’uomo. Non sono un imprenditore agricolo ma un agricoltore che cerca di fare comunità.
Per le tue scelte di vita e per le attività di cui ti occupi, sei stato vittima anche recentemente di alcune intimidazioni mafiose, ti va di raccontarci?
Avere espresso in maniera forte la mia distanza dalle dinamiche criminali presenti nella valle, proponendo uno sviluppo eco sostenibile è bastato per scatenare due anni di furti, danneggiamenti alla proprietà, minacce, tentativi di tirarmi dentro ad una rete di “protezione” e infine due episodi intimidatori di stampo mafioso, con l’uccisione delle mie pecore sparate a pallettoni e il ritrovamento della testa di un agnello di fronte la porta di casa.
La tua perseveranza, la tua denuncia e la tua voglia di continuare con coerenza la strada intrapresa hanno incrociato la solidarietà di tante persone, chi sono?
Sono i ragazzi di Paternò e dei paesi limitrofi che come me hanno scelto di non partire e di costruire un futuro migliore nella loro terra, sono le famiglie con i loro figli che hanno espresso la voglia di una vita più a misura d’uomo, sono gli attivisti di tutta la Sicilia che non hanno mai smesso di lottare, sono quei pochi agricoltori consapevoli che vogliono difendere il mio e il loro diritto di esistere vivendo e lavorando in pace e serenità.
E le istituzioni sono presenti?
È presente il sindaco di Paternò che ha fatto la scelta di schierarsi dalla parte sana della sua comunità ma in generale la Regione Sicilia che ha dei doveri di gestione di un’oasi naturalistica continuamente violentata e sottoposta a scempio non ha mantenuto l’impegno di pattugliare la zona con le guardie forestali, è stato fatto solo per pochi giorni e poi tutto è ritornato al suo triste abbandono. Potevano e dovevano le istituzioni lanciare un forte segnale di presenza per un cambiamento reale ma così non è stato e adesso si continua a lavorare dal basso.
Che idea ti sei fatto della mafia adesso che te la trovi accanto?
La mafia è soprattutto un modo di vivere che tende alla prevaricazione e all’annullamento dell’uomo. L’unica risposta è la coscienza di noi stessi, del nostro percorso sano che abbiamo scelto di compiere, fondato anche nel reciproco sostegno e nella condivisione di valori che ricreeranno una solida comunità, “viva” perché nel suo modo di procedere attinge dalle radici, costruisce un presente nel rispetto dell’uomo e della natura che lo accoglie e guarda al futuro con speranza e amore.
La Valle del Simeto può rappresentare una rinascita? Quella di un territorio martoriato e quella di gente privata della propria libertà e creatività?
La Valle del Simeto è già rinata, perché ha reagito ad un forte attacco con coraggio ed unione. Adesso la sfida è riuscire a trasmettere tutto questo andando avanti e fronteggiando i possibili ulteriori contrattacchi di chi vuole che nulla cambi. Un primo visibile grande cambiamento consisterà nel ricostruire dal basso la via del grano, un antico sterrato che porta in contrada Sciddicuni attualmente impraticabile. La riuscita di questa campagna dal basso sancirà l’unione e la collaborazione su un progetto collettivo, per fronteggiare l’isolamento e l’abbandono di quelle terre.
Emanuele Feltri incarna nella concretezza e con il suo attivismo lo spirito e i sogni di tantissimi altri giovani che amano la natura e che desiderano salvaguardarla dal degrado inferto per decenni dalle istituzioni, dalle mafie e dalla cultura del non rispetto. Che messaggio ti sentiresti di inviare a chi si federa intorno a tuoi valori ma anche a chi non ne è ancora pienamente sensibile?
Imparate ad ascoltarvi e imparate ad ascoltare ciò che la natura ha da dirci. Troverete la forza e le giuste risposte per vivere in pienezza.
Il video “Terra negata” è stato gentilmente concesso con il consenso dei suoi realizzatori Agata Lo Monaco, Elisa Mastrosimone, Gian Paolo Brex Sofia.
È possibile sostenere Emanuele e gli altri agricoltori della Valle del Simeto nella loro lotta contro la cultura mafiosa e per la difesa del territorio attraverso delle donazioni libere con le quali si intende costruire la via del grano
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