di
Roberto Pirani
14-12-2010
Vi proponiamo le riflessioni di Roberto Pirani in merito a uno studio del Politecnico di Milano secondo il quale "la concentrazione di polveri ultrafini nelle emissioni degli inceneritori di ultima generazione è inferiore rispetto a quella del fumo di un caminetto".
Il 2 dicembre scorso la versione online della rivista La Nuova Ecologia ha pubblicato un articolo intitolato 'Dai termovalorizzatori meno polveri di un camino' basato su uno studio di un gruppo di ricerca del Politecnico di Milano attivo anche nel campo della consulenza nel settore dell'incenerimento.
In riferimento a questo articolo si può intanto rilevare che non è firmato, forse perché rilancia acriticamente tesi del tutto discutibili. Una slide da Convegno illustra gli sconcertanti dati sanitari (e si tratta solo di alcuni tra studi condotti in Italia) di cui i proponenti degli impianti di incenerimento – apparentemente - non conoscono l'esistenza.
L'enormità di questo assunto: (secondo uno studio del Politecnico di Milano) "la concentrazione di polveri ultrafini nelle emissioni degli inceneritori di ultima generazione è inferiore rispetto a quella del fumo di un caminetto" è tale che non è necessario rispondere, stante la differenza del combustibile preso in esame.
Mesi fa l'International society of doctor for environment (ISDE) ha anche denunciato la manipolazione di studi scientifici nella traduzione dall'inglese all'italiano, per asserire una falsa innocuità degli inceneritori col fine di dare il via ai 4 inceneritori in Sicilia poi cassati per molteplici illegittimità amministrative e procedurali.
L'ISDE e i suoi esponenti sono in grado di dimostrare che le polveri micro e nanometriche sono patogene. Sulle evidenze mai considerate negli studi pro-incenerimento, a prescindere dalle emissioni, si segnala questo sconcertante documento: La favola dell'inceneritore che elimina la discarica.
Nel 2003 all'inceneritore di Brescia vengono conferite 552.138 tonnellate di rifiuti, (rsu: 401.167 t; rifiuti speciali: 27.839 t; biomasse: 121.325 t) la cui combustione genera il seguente risultato:
- scorie: 124.546 t (destinazione: discarica);
- polveri: 28.286 t (destinazione: trattamento rifiuti speciali).
Ovvero: su 550mila tonnellate di rifiuti bruciati, 150mila (poco meno di un terzo) è il prodotto (tossico) che va a finire in discarica (Fonte: Osservatorio sul 'termovalorizzatore' di Brescia)
Questa è la quantità lavorata negli impianti di incenerimento. Asserire che i limiti di legge a metro cubo siano un parametro di sicurezza valido, nasconde come gli inceneritori lavorino in continuo per 250 giorni all'anno minimo.
Un inceneritore funziona 24 ore al giorno e la concentrazione tossica nei milioni di metri cubi che escono da un inceneritore è a dir poco spaventosa.
A tal proposito alleghiamo un documento sui Composti identificati nelle emissioni gassose di un impianto di incenerimento di rifiuti solidi urbani, relativo agli inquinanti organici rilevati.
Altro particolare non trascurabile da segnalare rispetto a questo articolo de La nuova ecologia: il 'termovalorizzatore' non esiste. A termini di legge, evitando parole fuorvianti o fantasiose, questi impianti si chiamano "inceneritore" (anche detto Azienda insalubre di classe I, il riferimento è al Decreto Ministeriale del 05/09/1994. Elenco delle industrie insalubri di cui all'art. 216 del testo unico delle leggi sanitarie. Emanato dal Ministro della Sanità e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Suppl. Ordin. n° 220 del 20/09/1994).
Avviandoci alla conclusione, una replica sul perché questo articolo de La nuova ecologia risulta a-scientifico, in due slide da convegno diffuse sempre dall'ISDE:
1) La OMS, con un comunicato emesso il 14 Aprile 2005, dichiara che non esiste livello accettabile di sicurezza per il PM2,5 e ciò contrasta con l'attuale ASSENZA di limiti di legge. Sempre l’OMS ha calcolato che queste polveri possono percorrere 300km in 12 ore. (Se un inquinante non viene ricercato, l'aria risulterà 'pulita' ma a livello sanitario questo dato non ha alcun valore)
2) L’autorevolissima testimonianza del Prof. Maltoni al processo di Marghera, 11 aprile del 2000: “Bisogna fare distinzione fra la soglia decisa come socialmente accettabile e la soglia biologica. Mentre la soglia accettabile viene quantificata sulla base di logiche che sono in parte scientifiche in parte economiche e politiche, la soglia biologica è un'altra cosa e si basa solo sui dati sperimentali. E per i dati sperimentali ogni cancerologo che abbia studiato questi problemi sa che NON ESISTE una soglia limite”. (Questi 'limiti' poi sono tarati su individui adulti, mentre andrebbero posti a difesa dei più deboli: i bambini, che nell'età dello sviluppo sono più fragili degli individui adulti).
L'analisi Il diavolo brucia - di un medico pediatra di stimata professionalità, Ernesto Burgio, anche esso dell'ISDE - completa quello che esce dalle 'magic box', in realtà archeologia industriale nel mondo occidentale.
La legittimità degli ingegneri nel trattare dati sanitari e dare patenti di innocuità agli inceneritori è del tutto discutibile, come si vede, carte alla mano.
L'intero ordine dei medici FRANCESE chiede al proprio governo di non permettere più la costruzione di altri inceneritori, e individua le alternative.
Se la politica invece di ascoltare i proponenti degli impianti ascoltasse i medici, determinate scelte discrezionali compiute abusando degli incentivi occulti via Enel finirebbero del tutto.
Gli inceneritori non servono a trattare rifiuti, ma ad accumulare profitti privati con denaro pubblico.
Se gli estensori di questo studio del Politecnico lo desiderano e sono in grado di dimostrare la validità dei loro assunti, dovrebbero finalmente accettare un confronto di merito coi medici dell'ISDE. Confronto che in tutti questi anni non è mai avvenuto.