di
Paolo Merlini
31-07-2012
Paolo Merlini è diventato 'complice' di Lorenzo Merlo che è in viaggio per l'Afghanistan sulle orme di Annemarie Schwarzenbach/Ella Maillart, Nicolas Bouvier e Eugenio Turri. Un'avventura reale e virtuale.
Vai con fiducia nella direzione dei tuoi sogni. Vivi la vita che hai immaginato
Henry David Thoreau
Con una mail inviata dalla pagina autore di questa testata, Lorenzo Merlo mi mette al corrente del suo viaggio in corso d’opera: “Viaggio in auto fino al confine uzbeko-afghano; ingresso e permanenza in Afghanistan; rientro in Italia passando a nord del Mar Nero. Lungo le tracce di tre europei (Robert Byron, Annemarie Schwarzenbach/Ella Maillart, Nicolas Bouvier e Eugenio Turri) che tra gli anni ´30 e ´50 hanno percorso in auto lo spazio che divide l'Europa dal centro Asia”.
Mi incuriosisco e visito il sito:
Andata: Slovenia - Croazia - Bosnia Herzegovina - Serbia - Macedonia - Bulgaria - Turchia - Iran – Afghanistan.
Ritorno: Afghanistan - Uzbekistan - Kazakistan - Russia - Ukraina - Moldova - Romania - Serbia – Croazia.
Questa è la sintesi di circa 30.000 chilometri attraversando 24 paesi: 13 europei, 11 asiatici.
Giuro che questa impresa quasi folle mi acchiappa! Racconto subito a Lorenzo che non ho confidenza col vuoto pneumatico dell’aria condizionata dei fuoristrada e che da anni sto studiando il mio personalissimo hippie trail con i mille autobus di linea da qui fino in India. Nonostante ciò, gli riferisco però che faccio il tifo per lui.
Il quattro luglio era a Diyarbakir in Anatolia con l’auto in panne. Ma chi è Lorenzo Merlo? Indago in rete e scopro che Lorenzo Merlo è fotografo, giornalista, guida alpina. Da anni segue la storia afghana. Ha recentemente pubblicato Afghanistan-Fede.Cuore.Ragione, un libro fotografico, con molti testi, dedicato ai sentimenti dei Popoli afghani.
Merlo mi piace sempre di più: potrebbe tranquillamente essere un pazzo, ma già lo amo!
Ci scambiamo tantissime mail frenetiche e anche se lui non me lo dice vedo che c’è la possibilità di fare una piccola donazione per contribuire in quota/parte al suo magnifico viaggio.
Non posso resistere, faccio la mia modesta donazione e mi aggiudico la tappa 97 rial (Iran). Sono diventato suo complice e glielo scrivo. Sull’altra mano voglio un trattamento extra. Concordiamo che al suo ritorno ci incontreremo a cena e mi racconterà tutto. Poi voglio che un giorno qualsiasi mi dedichi un tre minuti raccontandomi con un sms che vede fuori dal parabrezza.
Sabato 14 luglio ore 12.21 sono al mare con i miei figli e il sole cade a picco. Sono tutti insabbiati e li sto portando a fare la doccia dopo aver raccattato palette, secchielli, formine e rastrelli. Un cinguettio del telefono mi avvisa che è arrivato un messaggio. Ora non posso... Doccia, cambio costume (il piccolo mostra impavido le pudenda mentre il grande di otto anni, si copre pudico), pizza d’ordinanza e acqua fresca dal termos… Ecco, ce l’ho fatta! Prendo il telefono e leggo:
“Da ore tra le onde di una terra bruciata povera di tutto tranne che di giallo dorato a più tinte, un gentile cartello si occupa di te: Keep right”. Cavolo, il nostro Ulisse si è ricordato… Non pago rilancio: “Merlini chiama Merlo: dove ti trovi?”.
Due minuti e grazie ai satelliti che ci girano sopra la testa apprendo che Lorenzo è in Iran, sulla strada tra Saqquez e Hamadan.
In fondo il passaporto ce l’ho, con un paio di (maledetti) aerei in diciotto ore posso avvicinarmi a Gürbulak. Faccio il visto in frontiera e poi ottocento chilometri con un magico bus iraniano per raggiungere Lorenzo. Ma sì dai scriviamo… Prendo il telefono e inizio: Caro Lorenzo, che ne dici se ti raggiungo in Iran per fare un pezzo di viaggio insieme? Sto quasi per premere invio quando il mio Lorenzo (mio figlio piccolo di quattro anni si chiama come il mio nuovo amico viaggiatore) mi fa: "babbo debbo fare la cacca!"
Cancello il messaggino, ripongo il telefono, porto mio figlio in toilette e buona notte al secchio!
Viva Lorenzo Merlo!
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Carroarmato: I resti del primo blindato sovietico che l'Afghanistan mostra a chi entra dalla frontiera occidentale di Eslam Qala'h. Monito? Storia? Incuria? Povertà? Volontà? Chi prova a discernere, non ha ancora colto che l'atteggiamento razionale impedisce di sentire il flusso pieno e vero che invece il rispetto autentico, l'empatia, l'ascolto, permettono. Fino a ridurre a vuote quelle domande prima importanti. Ma la domanda è un'altra. Potrà mai un europeo aggiornarsi su questo tema, potrà mai emanciparsi da una identità prevaricatamente razionalistica a favore di una olistica?
Immagine 2
Haram: Comunemente detto "Haram" è il centro spirituale dell'Iran. Una cittadella, un quartiere vitale h24. Il flusso di fedeli e di pellegrini visita ininterrottamente soprattutto il mausoleo dell'Imam Reza. Ma se le scene di devozione, fede e spiritualità possono colpire e segnare la distanza tra la nostra e l'altrui biografia, segna ancor più l'invito scritto ed esposto nei ristoranti a non sprecare cibo. Segna ancor più che chiunque ti metta le mani nel portafogli, e dopo il primo sussulto, ti accorgi inequivocabilmente che il suo intento era di aiutarti. L'idea di importunarti non la conosce.
Immagine 3
Standard: "Lo standard sono io" sembra dire questo ragazzo di Herat. È vero. Quanti i di noi pensando all'Afghanistan siamo in grado di riconoscere uno standard che non sia di violenza, di invasività, di esoticità. Se lo standard è lui, dobbiamo fare molto per esportarlo verso l'ovest, ammesso che lo scontro con l'"esportazione della democrazia" non ci obblighi ad aggiornare la contabilità dei morti o anche solo quella dei - finalmente - irregimentati ai canoni e ai valori "giusti" del nostro mondo.
Immagini inviate da Lorenzo Merlo.
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To feel not to know, di Lorenzo Merlo:
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terza parte
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