Napoli, non solo caos rifiuti ma "voglia di differenziata"

7 quartieri napoletani come il nord-Europa: con il 'porta a porta' si realizza il 60% di raccolta differenziata con punte oltre il 90%. Replicato sulla città intera si avrebbero 27.000 tonnellate in meno in discarica al mese. La voce dei cittadini con la 'voglia di differenziata' in una video-inchiesta firmata Wwf.

Napoli, non solo caos rifiuti ma
La raccolta differenziata in Campania è possibile e in alcune realtà produce dei risultati sorprendenti e inaspettati rispetto alle cronache di quotidiana emergenza: lo dicono le rilevazioni sul campo di WWF Ricerche e Progetti ed una video inchiesta sul ‘porta a porta’ in 7 quartieri del Comune di Napoli che coinvolge 130.000 abitanti, pari al 13% della popolazione partenopea. In una ‘cronaca nascosta’ questi cittadini ‘Campioni’ di differenziata hanno ‘risparmiato’ alla discarica ben il 66,09% dei rifiuti prodotti consentendo di recuperare la materia e riducendo il fabbisogno di discariche. Il WWF sottolinea che sono bastati due anni di lavoro, comunicazione e sensibilizzazione con operatori dedicati nell’attività ‘pilota’ per dimostrare come i cittadini napoletani superino in efficienza i propri amministratori che finora, al contrario, li hanno condannati all’emergenza cronica. I quartieri coinvolti sono Bagnoli, Ponticelli, Centro Direzionale, Chiaiano, Colli Aminei, San Giovanni a Teduccio, Rione Alto. Bagnoli con i suoi 19.236 abitanti è il quartiere più virtuoso della città con il 91,11% di raccolta differenziata (su 3.519 tonnellate di rifiuti prodotti da gennaio a settembre 2010 ben 3.206 non vanno in discarica). Seguono il Centro direzionale con l’84,25% per 2.349 abitanti, Chiaiano con 72,63% per 24.860 abitanti, i Colli Aminei con 68,43% per 21.961 abitanti, Ponticelli con 65,43% per 10.888 abitanti, Rione Alto con il 64,68% per un totale di 16.509 abitanti, San Giovanni a Teduccio con 50,15% di differenziata per 31.876 abitanti. I risultati numerici, mai evidenziati per il loro valore, sono stati presentati questa mattina in una conferenza stampa che si è svolta a Napoli presso l’Istituto Studi Filosofici. Insieme ai risultati il WWF ha mostrato anche una video inchiesta realizzata nella prima settimana di dicembre, in piena emergenza rifiuti, che testimonia la voglia e la necessità dei cittadini coinvolti nella differenziata di partecipare a questo processo di cambiamento profondo della raccolta dei rifiuti. Il WWF ha inoltre presentato un documento dal titolo Rifiuti in Campania: ricominciamo da cittadini di analisi sulla gestione dei rifiuti in Campania, la logica degli inceneritori, la disciplina comunitaria sulla gestione dei rifiuti, il caso Terzigno e un commento sul decreto legge rifiuti su cui è prevista la votazione oggi stesso alla Camera dei Deputati. E sono proprio i 7 quartieri coinvolti nel porta a porta a fare la ‘differenza’ per Napoli dando un contributo significativo alla media percentuale dell’intera città nella raccolta differenziata: senza di loro la media cittadina sarebbe ancora bassissima al pari di quella di molti altri comuni della Provincia di Napoli. Infatti, dal 2008, anno in cui è stata introdotta la raccolta 'porta a porta' nella città partenopea, la percentuale di raccolta differenziata è passata dal 14,45% al 18,90%. Nel 2000 il servizio era inesistente: solo l’1,32% su tutto il territorio cittadino. Dai dati si registra un trend costante di aumento nella raccolta differenziata tra il 2009 e il 2010. “Il trend costante nella raccolta differenziata potrebbe ulteriormente crescere se a separare i rifiuti non fosse solo il 13,12% dei cittadini, ma tutti i napoletani – ha dichiarato in conferenza Alessandro Gatto, Presidente del WWF Campania -. In questo modo i rifiuti diretti in discarica si ridurrebbero del 40%: su 1.500 tonnellate prodotte al giorno in città se almeno 400 venissero avviate al recupero di materiali, avremmo 12.000 tonnellate in meno in discarica al mese. Per questo è importante che a Napoli, come in tutto il resto della Campania, sulla storia dei rifiuti si ricominci da ‘cittadini’, da persone responsabili che con il proprio comportamento possono fare la differenza. Tutti i dati sulla raccolta indicano come potenzialmente, al pari di altre Regioni e Provincie italiane, sia possibile immaginare attraverso la raccolta differenziata e il recupero dei materiali una drastica riduzione dei rifiuti da destinarsi a discarica o incenerimento. I 130.000 napoletani dei quartieri del porta a porta ci dicono che puntare sulla raccolta differenziata spinta è un investimento sicuro che li mette allo stesso livello dei cittadini nord-europei”. “Questa esperienza ci insegna che occorrono risposte politiche adeguate alle potenzialità e alla volontà degli stessi cittadini e che le scelte finora avviate non hanno tenuto conto di questi fattori - ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia –. È bastato ‘gettare un seme’ per avere un raccolto fruttuoso. I cittadini chiedono con forza un cambiamento radicale rispetto alle scelte che hanno subito per oltre 15 anni con le drammatiche conseguenze negative che tutti conosciamo. I napoletani chiedono di avere accesso rapido al servizio ‘porta a porta’ perché ne vedono la ricetta ‘anti-crisi-rifiuti’. Inoltre i dati della composizione merceologica dei rifiuti prodotti a Napoli, come nelle altre città campane, indicano l’enorme potenzialità in termini economici e di lavoro. È facile immaginare il recupero dei materiali come carta e cartone, che rappresentano il oltre il 23% dei rifiuti prodotti nelle 6 province campane, dopo la frazione umida (33,62%), a cui si aggiungono plastiche, metalli, vetro e tessili. Questo ciclo virtuoso è poi quanto ci chiede la stessa Unione Europea, la stessa che chiede una riduzione dei rifiuti stessi e del loro smaltimento creando finalmente una ‘società del riciclo’”. Gaetano Benedetto, responsabile Politiche ambientali del WWF Italia ha aggiunto: “Se a Napoli hanno dimostrato che si può fare la raccolta differenziata, allora si può fare in tutta la Campania. Questo dimostra come la scelta degli inceneritori, attuata dal Governo, sia sovradimensionata rispetto a una prospettiva di gestione in normalità. Infatti, pur considerando lo smaltimento delle ecoballe, la capacità di incenerimento degli impianti previsti imporrebbe uno smaltimento tramite incenerimento di circa il 60% dei rifiuti regionali. Ovvero, se come auspicato la raccolta differenziata superasse il 50 o il 60% (cosa possibile se si lavora sulla frazione umida), per fare andare a regime i quattro impianti di termovalorizzazione programmati (Acerra, Santa Maria La Fossa, Napoli e Salerno) occorrerebbe puntare in modo scellerato sull’aumento della produzione dei rifiuti oppure candidarsi a riceverne da altre regioni”. Infatti, nel documento presentato dal WWF si indica come, ipotizzando una raccolta differenziata che si attesti anche “solo” al 60% in tutta la Campania, si avrebbero “solo” poco più di un milione di tonnellate da mandare agli impianti d’incenerimento, cioè circa 7/800 mila tonnellate in meno della capacità di smaltimento degli inceneritori previsti. Luigi Peluso, responsabile rifiuti di WWF Ricerche e Progetti ha aggiunto: “Il progetto è partito due anni fa, un lavoro sul campo per accompagnare l’avvio del servizio porta a porta a Napoli e che ha coinvolto 30 operatori con migliaia di ore di lavoro impiegate per incontri pubblici, con gli amministratori di condominio, gazebo informativi e attività con le scuole, controllo della qualità dei conferimenti e comunicazione connessa alla consegna dei KIT. L’esperienza ci dice che la disponibilità dei cittadini napoletani è simile, se non maggiore, a quella riscontrata in attività similari in altre realtà”. Il prof. Stefano Consiglio, docente di Organizzazione Aziendale del Dipartimento di Sociologia dell’Università Federico II, ha dato la disponibilità al WWF Italia a fornire, a titolo gratuito, il supporto tecnico metodologico del gruppo di ricercatori del Dipartimento per la realizzazione di indagini su temi ritenuti di grande importanza quale, per esempio, la propensione dei cittadini dei quartieri non ancora coinvolti ad impegnarsi nella raccolta porta a porta.

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