Novità in arrivo per la viticoltura: a partire dalla vendemmia 2012 sarà possibile certificare come 'bio' non solo le uve, ma anche i vini, purché rispettino precise norme relative al processo di vinificazione. E per chi acquista, la garanzia di scegliere biologico sarà la presenza del logo comunitario.
Il Comitato permanente per la produzione biologica (SCOF) dell'Unione europea ha approvato la scorsa settimana l'attesa normativa sui vini biologici.
Con le nuove regole anche l'enologia, finora esclusa dal regolamento comunitario 2092 del 1991 - che per primo ha disciplinato la produzione biologica in Europa - si allinea ai principi dell’agricoltura bio.
In sintesi, anziché limitarsi a ottenere il riconoscimento del fatto che un vino è ricavato da uve biologiche, a partire dal 1 agosto 2012 sarà possibile certificare i vini stessi come biologici, quando rispettano una serie di requisiti in materia di pratiche enologiche e sostanze utilizzate.
Via quindi a pratiche invasive, che possono modificare la composizione del prodotto, messa al bando dell’acido sorbico e limiti alla concentrazione di solfiti, che dovrà essere pari a 100 milligrammi il litro per i vini rossi e 150 per i vini bianchi e rosé e comunque inferiore di almeno 30-50 mg rispetto al livello previsto nei vini convenzionali.
Soddisfatti della decisione gli agricoltori italiani, che però, sui solfiti - nodo chiave delle trattative tra gli Stati membri - avevano chiesto maggiore rigore. In Italia, infatti, ha fatto sapere Confagricoltura, i produttori applicano già criteri più stringenti e i parametri adottati dall'Unione europea rappresentano piuttosto una forma di compromesso con i paesi del Nord Europa, che, per difficoltà climatiche e tecnologiche, utilizzano questi composti in quantità maggiori.
In questi paesi il regolamento ha previsto tra l'altro un'eccezione: i vini biologici potranno contenere solfiti fino al limite di 120 milligrammi il litro per i vini rossi e di 170 per bianchi e rosé.
Si tratta in ogni caso di un passo in avanti. A partire da questo regolamento, ha dichiarato Cristina Micheloni, del comitato scientifico AIAB (Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica), “si potrà iniziare a lavorare per il suo miglioramento, portando i dati concreti che nel frattempo abbiamo raccolto nelle tante aziende italiane che con AIAB collaborano nella sperimentazione in cantina”.
Un progresso che sarà visibile anche ai consumatori, che potranno contare su una maggiore riconoscibilità dei vini bio.
Le norme Ue permetteranno infatti ai produttori di esibire il termine “vino biologico”, e non più solo la dicitura “da uva da agricoltura biologica” e li impegneranno ad apporre il logo comunitario per i prodotti di bio, da cui finora erano esclusi, la foglia verde disegnata da 12 stelle, insieme al numero di codice dell'organismo di certificazione competente.
Non ci sarà invece modo di rendere visibile, ha osservato Confagricoltura, il maggior rigore rispetto agli standard comunitari in materia di solfiti: i produttori italiani non potranno quindi valorizzare la minore tossicità dei propri prodotti.
La normativa sarà pubblicata nelle prossime settimane in Gazzetta ufficiale, per diventare operativa a partire dalla prossima vendemmia. Con i primi novelli saremo quindi già in grado di scegliere più consapevolmente tra vini bio e convenzionali.
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