di
Paolo Ermani
31-03-2011
Il partito cristiano-democratico guidato da Angela Merkel ha incassato una storica sconfitta nelle elezioni amministrative della ricca regione del Baden-Wuerttemberg dove ha trionfato il partito ecologista. Perché i Verdi in Germania viaggiano su percentuali del 25% e in Italia sono scomparsi in ogni senso?
Ho avuto la grande fortuna di lavorare per anni in Germania e di frequentarla dalla fine degli anni ottanta ad oggi. Mediamente ci vado per lavoro almeno un paio di mesi l'anno.
Ho vissuto da vicino quindi tutta l'evoluzione del movimento ambientalista tedesco negli ultimi venti anni con particolare riferimento al settore delle energie rinnovabili, della bioedilizia e del risparmio energetico.
All'epoca se chiedevi ad un ambientalista italiano o ancora meglio ad un membro o dirigente del partito dei Verdi se sapesse come funzionasse un pannello solare, non riusciva nemmeno a distinguere la differenza fra un pannello solare termico e fotovoltaico. Se poi gli chiedevi se ne avesse installato uno sul tetto (per un Verde sarebbe il minimo da fare, se non ci crede lui come può convincere gli altri?), ti guardava come se fossi un marziano.
Nello stesso tempo nelle lande tedesche assai meno soleggiate delle nostre, gli ambientalisti tedeschi costituivano centri di ricerca e applicazione, ditte di impianti solari o di case a basso consumo energetico, facevano esperienze dirette proprio nel campo che per gli ambientalisti italiani era sconosciuto.
Mentre da noi persone dai grandi ideali e bassi istinti si accapigliavano per le poltroncine, in Germania si cercava di costruire un futuro degno di questo nome. Un futuro che vede oggi metà del mercato solare termico europeo in mano a Germania e Austria. L'Italia, famoso paese del sole, è relegata in posizioni di rincalzo. Per non parlare di altre varie tecnologie ambientali targate made in Germany che importiamo immancabilmente.
Questa prassi della concretezza ha dato i risultati che ora si vedono sia da un punto di vista sociale, industriale, occupazionale che politico istituzionale. Sarà un caso che la Germania, non certo paragonabile a noi in merito a bellezze d'arte e bellezze naturali, è una delle mete turistiche più ambite con la sua sempre più forte cultura di vivibilità 'verde'?
I tedeschi se parlano di qualcosa poi la fanno, se hanno un obiettivo cercano di raggiungerlo, limitando se possibile le divisioni fra di loro per arrivare allo scopo.
L'Italia oltre che fare della chiacchiera lo sport nazionale, è piena di persone che spesso si atteggiano a leader/ducetti che in nome di ideali più o meno affascinanti, non appena hanno un seguito che superi le cinque persone, si buttano in politica o formano un partito.
Ci si domanda quale sia l'obiettivo di queste persone, se la costruzione di una reale alternativa che è fatta di tempo, di formazione, di sperimentazione, di progetti realizzati, di cultura e umanità diversa oppure la solita scorciatoia per arrivare alle solite poltrone.
Che fine abbia fatto questo tipo di politica, lo abbiamo visto tutti, appunto con la deriva dei Verdi e se si vuole allargare il discorso, anche con la derivissima del PCI i cui pseudo eredi di oggi sono il miglior alleato e compare del tanto vituperato Berlusconi che senza il loro aiuto e appoggio diretto e indiretto, mai sarebbe arrivato dove è arrivato.
La vittoria dei Verdi in Germania arriva da lontano, arriva da famiglie che non ti dicono che fare la raccolta differenziata non serve a nulla, da persone che non aspettano i politici per fare, da ditte che hanno rischiato su tecnologie ambientali, da gente che i progetti li intraprende e si confronta sul reale non sulle teorie, che sperimenta, che rischia, insomma che non aspetta di occupare una poltrona per poi dire "adesso cambio tutto io" e poi puntualmente è il primo ad essere cambiato dal tritacarne parlamentare. Di esempi del genere ce ne sono all'infinito, non è un caso che il partito dei seguaci di Berlusconi è pieno di ex contestatari che sono ora fra i suoi più fervidi scendiletto.
Dietro la politica, quella vera che cambia le cose, prima ancora che quella istituzionale, ci sono le azioni dirette, la pratica quotidiana, l'esempio, la testimonianza, la cultura, il progetto, la costruzione, la formazione. Senza questi fondamentali passaggi, anche eventuali ed effimeri successi elettorali, lasceranno il tempo che trovano.
Quella dei Verdi in Germania è un'onda lunga che ha dietro, o meglio davanti, la società civile e un mondo che cambia per davvero. Qui da noi si costituiscono trecento partitini che dicono più o meno le stesse cose e la cui attività principale è sparare a zero sui vicini di pianerottolo e promulgare fantastiche e affascinanti teorie nella speranza di prendere all'amo quanti più pesci possibile.
Le teorie migliori si valutino su progetti concreti poiché senza un radicale cambiamento umano, culturale e reale della società, non si andrà molto lontano.
La corsa al potere non accelera i cambiamenti, casomai li ostacola.
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