Sapevate che c'è una giornata mondiale del tonno? No? Ebbene, il 2 maggio è stata (e lo sarà di nuovo l'anno prossimo, pare) la giornata mondiale del tonno. Proclamata dall'ONU. Ah! Avete pensato che sia stata una giornata in onore e favore del tonno creatura vivente, grande pesce migratore e gregario che percorre migliaia di chilometri ogni anno negli oceani, e che ogni anno viene perseguitato e trucidato a milioni di esemplari dalla pesca industriale, vero saccheggio criminale degli oceani, e dalla società dei consumi che lo mette persino nelle scatolette di mangime industriale per cani e gatti. Una giornata per attuare misure che mettano limiti alla pesca industriale di una specie vivente ridotta ormai al rischio di estinzione, di cui si pescano ormai anche esemplari di poche decine di centimetri, vale a dire tonni neonati, distruggendo ogni possibilità di riproduzione. Avete pensato che quella che si chiama ancora ingannevolmente Organizzazione delle Nazioni Unite si preparasse a fare qualcosa per fermare questo massacro insensato e indiscriminato, per colpire i predatori della pesca industriale, che distruggono anche la vita dei piccoli pescatori locali del terzo mondo. Sbagliato! L'Organizzazione delle Lobbies Multinazionali Unite festeggiava il tonno in scatola! Un giorno di pubblicità mondiale gratuita per convincerci a consumarne ancora di più, ad abbuffarci di tonno in un'orgia di irresponsabilità e di mercurio associato alla plastica: un vero pasto completo!
Oggi nel mondo si consumano sette milioni di tonnellate all'anno di tonno, e scusatemi se vi dò queste cifre in tonnellate, come se il tonno creatura vivente fosse della farina o del cemento, ma è così che viene calcolato nel mondo-mercato attuale. Però noi qualche calcolo diverso possiamo farlo, pensando che il peso medio per esempio di un tonno rosso adulto è di 380 chili, di un pinna gialla 40 chili, ma che le quote mondiali permesse consentono di pescare (udite udite!) tonni rossi di almeno(!) 30 chili. Siamo generosi e facciamo una media di 100 chili, cifra tonda. E arriviamo alla cifra mostruosa, irresponsabile e disumana di 70 milioni di tonni uccisi ogni anno. Ma solo quelli legali!
Naturalmente, in una società e cultura innaturali come quelle trionfanti, aprire una scatoletta e trovarci una pietanza bell'e pronta è gradito a molti. A quei molti che non si fanno più domande indispensabili del tipo "da dove viene? Cos'è? Dove finisce?".
Ma anche quei molti, se qualcuno fornisse loro le necessarie informazioni, se potessero vedere una mattanza di tonni, se conoscessero la vita di questi animali e le loro interazioni con tutto l'ambiente marino, se sapessero che si tratta di specie a rischio di estinzione, e se sapessero che in quei bocconi di tonno che ingurgitano c'è un bel cocktail di sostanze chimiche sintetiche, dai ritardanti di fiamma (PBDE) ai pesticidi, dai policlorobifenili (PCB) al DDT, roba che distrugge il fegato e sbiella il sistema endocrino, oltre che causare immunodeficienza, oltre alla plastica che i poveri tonni si mangiano ogni giorno e che riempie i mari, piena di ftalati e altre porcherie che causano gli stessi problemi... se sapessero tutto questo, forse deciderebbero di cuocersi due spaghetti aglio e olio e lasciar perdere la scatoletta. E non crederebbero più a chi, per il proprio interesse venale e miope, dice loro che il tonno fa tanto bene e festeggia i tranci o le scatolette.
Facciamoglielo sapere, allora! Festeggiamo il tonno battendoci perché diminuiscano i consumi di tonno.
E per quelli che, caritatevolmente, pensano sempre ai posti di lavoro e all'economia, abbiamo una proposta. La pesca industriale vive e prospera saccheggiando i mari e portando morte e distruzione in molti modi: con il consumo smodato di carburante, con i rifiuti di tutti i tipi gettati allegramente in mare dalle navi-fabbrica (il 45% della plastica nell'Oceano Pacifico è costituita da reti da pesca rotte e abbandonate), con l'uccisione di miliardi di esseri viventi in gran parte nemmeno utilizzati e ributtati morti in mare. Bene, per creare lavoro, le navi-fabbrica possono essere sostituite da navi a consumo energetico zero, vele e pannelli solari, e già questo creerebbe buoni posti di lavoro, e poi utilizzate per ripulire i mari da tutte le schifezze che vi sono state buttate per decenni. Chi paga? Ma perbacco, gli stessi che oggi sovvenzionano la pesca industriale per la cifra iperbolica di 350 miliardi l'anno. Gli stati e i superstati come l'Unione Europea. Cioè noi, con le nostre tasse. E mentre ci rincresce molto di pagare la pesca industriale, saremmo felici di pagare per rimediare ai disastri che anch'essa ha prodotto.
Ma vogliamo proporre qualcosa di più? Bene, siamo disposti a pagare ogni settimana la somma equivalente al prezzo di una scatoletta di tonno per salvare il tonno. E per ripulire il mare. Che l'ONU e i suoi mandanti meditino su questo.