Oltre cinquecento morti in pochi giorni, migliaia di case distrutte e centinaia di feriti: è il bilancio dei bombardamenti israeliani sulla striscia di Gaza, un bilancio che si aggiunge alla lunghissima lista che elenca i luoghi (tanti, troppi) dove ogni giorno le persone si svegliano al suono degli spari e delle esplosioni. I media internazionali hanno aggiornato quotidianamente il bollettino tragico delle vittime e dei bersagli colpiti, hanno dato spazio a recriminazioni, accuse, polemiche, tensioni. Noi vogliamo farvi sentire le voci di Gaza, coloro che, al di là delle recriminazioni e delle polemiche, ringraziano Dio di essere ancora vivi.
“Voices of Gaza” ci permette di conoscere ciò che è necessario conoscere, quando si parla o si sente parlare di guerra: la sofferenza e la morte. Perché di questo si tratta per le popolazioni, di sofferenza e di morte, di qualsiasi colore sia la pelle o qualsiasi credo si professi. Nadeen ha 12 anni e dice: “Non riesco a immaginarmi senza una casa e una famiglia. Una casa dove custodisco i miei ricordi, una famiglia che mi vuole bene e che mi tranquillizza quando sono spaventata. Non riesco a immaginarmi senza la mia nuova stanza – come sono stata felice quando l’ho vista finita! – senza i vestiti che mia mamma sceglie per me, senza l’orsacchiotto che mi ha regalato mio fratello. Possono essere piccole cose, ma per me sono tutto. Quando mi sono svegliata sotto le bombe con il terrore che i vetri delle finestre mi rovinassero addosso, i mie familiari sono accorsi subito e mi hanno calmata, dicendomi di essere forte, perché Dio è sempre con noi. Ringrazio veramente Dio per tutto, lo ringrazio per la mia famiglia, la mia casa, la mia vita. E lo ringrazio - dice malgrado tutto Nadeen - per avermi fatta nascere in Palestina, la terra santa, la terra dei profeti”.
Yousef ha solo 9 anni e sta già vivendo la sua terza guerra. Abita a Beit Lahia con la famiglia. “I bambini dovrebbero essere felici e giocare – dice – fate smettere la guerra”. Amal ha 3 anni e ha sentito infrangersi le finestre della sua casa sotto le bombe, la sua famiglia è fuggita. Solafa è incinta di sette mesi, ha un altro bimbo di 3 anni e mezzo ed è esasperata e terrorizzata dai bombardamenti, non sa più che fare. E la lista è ancora lunghissima, storie che possiamo scegliere di ignorare o che possiamo fare nostre, come quelle delle vittime di tutte le guerre. Gino Strada ha scelto la seconda via. “Io non sono pacifista – ha detto – io sono contro la guerra”. Anche noi scegliamo questa via, contro la guerra, tutte le guerre.
Per non distrarci mai: