di
Francesco Bevilacqua
20-08-2013
L'esperienza di vita che Henry David Thoreau racconta nel suo libro 'Walden', è stata un primo grande esperimento di decrescita. Attraverso la rilettura di quello che è considerato un classico della letteratura ecologista possiamo apprendere insegnamenti di grande spessore e necessità anche ai nostri giorni.
Henry David Thoreau pubblicò per la prima volta Walden, ovvero La vita nei boschi, nel lontano 1854, più di un secolo e mezzo fa, anche se la stesura del testo risale a diversi anni prima. Il libro è dedicato al racconto di un’esperienza che l’autore visse alla soglia dei suoi trent’anni, nel 1845, quando andò a vivere in una piccola casa da lui stesso costruita sulle rive del lago Walden, vicino alla città di Concord, negli Stati Uniti.
Thoreau sentì l’esigenza di intraprendere quell’avventura per distaccarsi, almeno per un po’, dalla società in cui viveva, da lui considerata troppo mercantilistica, sempre concentrata a trarre un utile dalle proprie attività e mai attenta alle cose realmente importanti della vita. Egli si sentiva alienato fra i suoi simili e diede soddisfazione al suo bisogno di operare una svolta nella sua vita trasferendosi per un anno e mezzo in una piccola casa di legno che si costruì vicino al lago Walden.
In quel periodo, si dedicò a piccole attività agricole che gli permettevano di sostentarsi e fare fronte alle modestissime spese che aveva, sperimentò una vita di piena immersione nella natura, di rapporto diretto e quotidiano con le creature del bosco e intrecciò anche delle relazioni con le persone che vivevano nella sua stessa zona o la frequentavano, rapporti basati sullo scambio di esperienze, sul dono e sul disinteresse, diversamente da quelli che aveva sperimentato e disprezzato in città.
La lettura di Walden è piacevole: Thoreau descrive le sue esperienze in piena libertà, soffermandosi ora sulla descrizione di qualche pianta particolare, ora sull’analisi del comportamento di un animale, ora su divagazioni riguardanti gli argomenti più disparati, dal significato dell’ospitalità ai commenti delle persone che frequentava. Dal linguaggio, dalle espressioni, dall’interpretazione dei sentimenti che l’autore ha provato descrivendo la sua esperienza, traspare chiaramente un senso di benessere, si capisce che finalmente Thoreau ha trovato la sua dimensione, lontano dalla frenetica quotidianità cittadina, dalla vita artificiale urbana, si percepisce che egli è quasi rilassato, realizzato, davvero felice.
Personalmente, anche in virtù dell’abilità letteraria e comunicativa dell’autore americano, sono riuscito anch’io a immedesimarmi nel suo personaggio, ho provato – anche solo per un attimo – la tranquillità delle serate estive che passava seduto davanti alla sua casa a rinfrescarsi con il vento o la spensieratezza dei giochi che faceva col ghiaccio autunnale, quando il lago cominciava a gelare. E inevitabilmente mi sono chiesto che valenza può avere oggi Walden, che messaggio possiamo o dobbiamo trarne.
Storicamente, molti movimenti ecologisti e sociali si sono ispirati a Thoreau (l’altra sua opera principale è Disobbedienza Civile, un pamphlet sulla necessità di non rispettare leggi che ledono la libertà e i diritti umani), spesso con un’interpretazione decisamente libera. Senza volerlo eleggere a ideologo o a capofila di chissà quale corrente di pensiero, credo che dalla sua testimonianza ci sia molto da imparare.
La sua esperienza di vita naturale è stato un primo grande esperimento di decrescita. Da un lato ha messo in pratica i comportamenti principali di questo stile di vita, ovvero l’autoproduzione, il ricorso al dono e allo scambio, la riduzione dell’impronta ecologica, l’apprendimento e l’uso delle arti manuali e del saper fare. Da un altro lato, ha anche abbracciato appieno la cultura decrescitista, rinunciando alla persecuzione dell’utile a ogni costo, vivendo secondo le possibilità che il territorio gli offriva in una logica di resilienza e autosufficienza, ripensando i propri rapporti con gli altri e riportando equilibrio nel suo modo di vivere la natura.
È poi significativo che questa radicale modificazione del suo stile di vita sia venuta da una scelta personale, non imposta da alcuno né tanto meno caldeggiata o suggerita dagli eventi, ma semplicemente dettata da un senso di insoddisfazione, di soffocamento e di rifiuto che caratterizza oggi le molte persone che cercano vie alternative e che spesso abbracciano la cultura della decrescita.
In un momento come quello attuale, in cui è necessario voltare pagina con decisione per via di condizioni in rapido e pericoloso (per noi uomini e per il nostro ambiente di vita) mutamento, l’insegnamento di Thoreau è molto prezioso. Egli ebbe il vantaggio di poter ponderare la propria scelta; noi potremo godere di questo privilegio ancora per poco, poiché presto verrà il momento in cui sobrietà, riduzione dei consumi e semplicità diverranno delle necessità da cui dipenderà la nostra stessa sopravvivenza.
L’altro vantaggio dell’autore americano fu quello di individuare con chiarezza i connotati del problema: la società americana di allora attraversava un momento fortemente controverso, caratterizzato da guerre intestine ed estere - come la colonizzazione interna, la politica repressiva nei confronti dei nativi, le ostilità contro i messicani (proprio il mancato pagamento di una tassa di guerra provocò l’incarcerazione di Thoreau e lo spinse a scrivere Disobbedienza Civile) -, da un progresso tecnologico che procedeva a grandi balzi, sull’onda della seconda rivoluzione industriale e del boom del carbone, da forti tensioni sociali legate al problema della schiavitù, un tema molto caro al nostro autore.
Bene, grazie anche alla sua coscienza volenterosa, Thoreau individuò senza esitazioni questi problemi e reagì di conseguenza, prima ritrovando sé stesso e il contatto con la natura a Walden, poi producendosi in saggi, lezioni, conferenze e una incessante attività di informazione e sensibilizzazione politica, sociale e culturale in compagnia di colui che diverrà suo mentore e amico, Ralph Waldo Emerson.
Per noi è tutto molto più difficile: le raffinate armi del potere sono oggi l’ottundimento delle coscienze, la falsa informazione, la somministrazione di placebo sotto forma di modelli di consumo, mode, centri commerciali, divertimenti vuoti e ogni altra cosa che possa spostarci da una riflessione coscienziosa sui problemi a cui stiamo andando incontro.
Concludendo, ecco cosa possiamo mutuare dagli insegnamenti di Thoreau. Certamente il coraggio di operare una scelta radicale come quella di abbandonare la routine quotidiana e andare a vivere in un bosco sostentato solo dal lavoro delle proprie braccia; senza emularlo alla lettera, la sua risolutezza ci sia comunque di ispirazione per prendere iniziativa e rompere la monotonia della nostra alienante quotidianità.
Prestiamo attenzione anche alla chiarezza con cui l’americano fu capace di interpretare il proprio tempo e trovare la giusta chiave di lettura per cambiarlo, per ritrovare benessere ed equilibrio interiori e per far valere con forza e decisione le proprie idee. Da ultimo, ammiro molto la sua semplicità e la sua trasparenza, che a volte sono talmente disarmanti da sfociare quasi nell’ingenuità. Ma forse è solo perché siamo abituati a ragionare con una tale frenesia e un tale cinismo che non siamo più capaci di apprezzare le cose piccole e semplici che lo resero felice, come il lavoro nell’orto, le passeggiate nel bosco e le acque limpide di un bel lago com’era Walden.
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