L'ICE è la un importante strumento di democrazia partecipativa all'interno dell'Unione europea con cui si invita la Commissione europea a presentare un atto legislativo in materie di competenza Ue. Per presentarla è necessario raccogliere almeno un milione di firme in almeno sette paesi dell'Unione Europea.
L'idea è partita ed è stata promossa da un'alleanza di associazioni impegnate nella tutela dei diritti umani (qui chi sono) che in Italia stanno raccogliendo le firme.
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«In ben 12 paesi dell’Unione Europea distribuire alimenti e bevande, dare un passaggio, comprare un biglietto o ospitare un migrante sono comportamenti per cui è possibile ricevere una multa o addirittura essere arrestati dalle autorità - spiegano i promotori - Punire questi comportamenti significa punire l'aiuto umanitario e riconoscere il reato di solidarietà. Nessuno dovrebbe essere perseguito o multato per aver offerto aiuto, assistenza o un rifugio a scopo umanitario. Il fine dei governi è quello di scoraggiare i volontari dal fornire aiuto umanitario e servizi di prima assistenza a coloro che hanno bisogno poiché credono che l’aiuto volontario possa costituire un fattore di attrazione per i flussi migratori».
«Vogliamo che la Commissione fermi quei governi che stanno criminalizzando i volontari - proseguono i promotori della raccolta firme - I cittadini europei dovrebbero essere in grado di offrire aiuti umanitari e assistenza a tutte le persone bisognose, indipendentemente dal loro status, senza timore di sanzioni o azioni penali. Vogliamo che la Commissione Europea modifichi in questo senso l'attuale direttiva dell’UE sul favoreggiamento (2002/90 /CE)».
Passaggi sicuri
«Vogliamo vie sicure di ingresso complementari e addizionali ai programmi nazionali di resettlement e, in questo senso, la società civile può offrire un contributo rilevante - dicono le associazioni - Le sponsorship private, inoltre, hanno un ruolo importante nel facilitare l’integrazione dei rifugiati appena arrivati nei territori grazie al sostegno e alla mobilitazione delle comunità, di gruppi religiosi, di organizzazioni non governative, di aziende private e di famiglie di rifugiati reinsediati».
«Chiediamo alla Commissione Europea di modificare il Regolamento Ue 516/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio e attivare un nuovo programma di finanziamento nell'ambito del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) per sostenere i programmi di sponsorship privata della società civile affinché sempre più cittadini e associazioni possano essere».
«Vogliamo proteggere le vittime degli abusi»
«Vogliamo proteggere tutte le persone, indipendentemente dalla loro condizione, e garantire giustizia alle vittime di sfruttamento lavorativo e di violazioni dei diritti umani - proseguono i promotori - Chiediamo protezione per tutte le persone, indipendentemente dal loro status e garanzie di accesso alla giustizia. Vogliamo introdurre in tutti gli Stati membri meccanismi che permettano alle vittime di presentare ricorsi e sporgere denunce in modo sicuro, dando piena attuazione a quanto previsto nella normativa UE (le direttive 2009/52/CE; 2012/29/UE; 2011/36/UE; 2004/81/CE del Consiglio/CE) e dalle legislazioni nazionali. Chiediamo tutele nel caso di violazioni dei diritti fondamentali alle frontiere compiute da parte della Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera, dei corpi militari impiegati nel controllo alle frontiere da parte dei singoli Stati membri e soprattutto delle forze dei paesi terzi sostenuti dall'UE o dai singoli Stati membri. Qualora non sia garantito un meccanismo adeguato di tutela, la Commissione Europea o il singolo Stato membro devono sospendere il supporto finanziario e tecnico fornito. Chiediamo alla Commissione di mettere mano a una nuova legislazione per portare a compimento l'introduzione di canali di accesso per lavoro a livello europeo, colmare le lacune nel quadro giuridico dell'UE sulla migrazione legale e regolamentare i settori che riguardano i lavoratori non altamente qualificati».