di
Alessandra Profilio
05-10-2011
In segno di protesta contro il comma 29 del disegno di legge sulle intercettazioni, che obbligherebbe i siti alla "rettifica preventiva", l'edizione italiana di Wikipedia ha oscurato a partire da ieri sera tutte le sue pagine. Al loro posto una lettera in cui vengono spiegate le ragioni di questo gesto che, di certo, non è passato inosservato.
“Oggi mi serviva un'informazione e inconsciamente ho cliccato su Wikipedia... è dura la vita senza una libera fruizione del sapere”.
Lo scrivono i creatori del gruppo Facebook Io sto con Wikipedia che sostengono la clamorosa azione dimostrativa della cliccatissima enciclopedia online contro il ddl sulle intercettazioni da oggi in discussione alla Camera.
In segno di protesta contro la legge che obbligherebbe i siti alla “rettifica preventiva”, l'edizione italiana di Wikipedia ha oscurato a partire da ieri sera tutte le sue pagine. Al loro posto una lettera in cui vengono spiegate le ragioni di questo gesto che di certo non è passato inosservato, considerato il numero di utenti che quotidianamente consulta la celebre enciclopedia.
“In queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero”.
Nella lettera Wikipedia spiega infatti che i pilastri che la sorreggono (“neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti”) potrebbero essere fortemente compromessi dal comma 29 del disegno di legge sulle intercettazioni. Quest'ultimo prevede infatti, tra le altre cose, “l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine”.
“La valutazione della 'lesività' di detti contenuti – sottolinea Wikipedia - non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato”.
In base al comma 29 dunque, chiunque si sentirà offeso da un contenuto pubblicato su un sito web “potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l'introduzione di una 'rettifica', volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti”.
Ecco quindi che Wikipedia, mettendosi il bavaglio, fa sentire in modo profondamente incisivo il suo 'no' ad una legge la cui approvazione costituirebbe la condanna a morte di quella che sino ad oggi è stata la caratteristica più apprezzata dell'informazione su Internet: la libertà.