Ieri il WWF ha aderito allo sciopero sindacale dei lavoratori del comparto delle rinnovabili indetto da Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil e al sit-in davanti a Montecitorio promosso da SOS Rinnovabili. Secondo il WWF la bozza Romani non supera i timori avanzati dal Commissario europeo per l’Energia Gunther H. Oettinger circa il futuro del settore.
Il WWF ha aderito ieri per la prima volta nella sua storia a uno sciopero sindacale, quello di ieri mattina dei lavoratori del comparto delle rinnovabili promosso da Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, e al sit-in davanti a Montecitorio promosso da SOS Rinnovabili.
“Il decreto fisserebbe un tetto massimo legato all'obiettivo, quando oggi come oggi ogni risultato superiore alle attese sulle rinnovabili andrebbe auspicato e promosso. Inoltre non verrebbero garantiti gli investimenti pregressi”, spiega Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. “Questo è ancor più importante nel momento in cui il Governo cerca di evitare il referendum abrogando le norme che miravano a riaprire al nucleare: occorre decarbonizzare l’economia e la produzione energetica investendo sulle vere soluzioni, il risparmio, l’efficienza energetica e le energie rinnovabili”.
Secondo il WWF la bozza Romani non supera i timori avanzati dal Commissario europeo per l’Energia, Gunther H. Oettinger, in una lettera al Governo italiano sulle modifiche per gli incentivi al fotovoltaico, e non risponde all’invito “a intraprendere ogni sforzo per attuare la direttiva 2009/28/CE in maniera stabile e prevedibile e di essere particolarmente cauto nel considerare misure che possano avere ripercussioni sugli investimenti già effettuati”.
“Le modifiche alla disciplina degli incentivi per le rinnovabili che compromettono direttamente o indirettamente investimenti in corso sollevano serie preoccupazioni tra gli investitori, sia nazionali che internazionali – afferma Oettinger rivolgendosi al ministro Romani nel documento, pubblico, citato dal Wwf -. Le conseguenze di tali modifiche sugli investimenti nel settore europeo delle rinnovabili destano la mia preoccupazione. Con la direttiva 2009/28/CE, l'Unione Europea si è impegnata ad aumentare la quota di energia da fonti rinnovabili nel proprio mix energetico, fissando obiettivi nazionali obbligatori per il 2020. Grazie a tale strategia potremmo contenere i cambiamenti climatici, migliorare la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e promuovere lo sviluppo industriale”.
In particolare, per quanto riguarda il nostro Paese, secondo Oettinger, “l'Italia è tenuta a raggiungere la quota del 17% dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili entro l'armo 2020” e pertanto “risulta fondamentale che il governo italiano crei quanto prima un quadro interno d'incentivazione chiaro, stabile e prevedibile per garantire lo sviluppo delle rinnovabili, senza correre il rischio che i necessari investimenti privati siano rimandati e diventino più costosi, ostacolando cosi il raggiungimento del suddetto obiettivo”.
“L’ambiguità della linea seguita da Confindustria su questa materia, con l’inedita richiesta di ridimensionamento degli incentivi verso un comparto energetico-industriale – conclude Midulla – rischia di provocare un conflitto tra le parti sociali dei vari comparti”. Il riferimento è all’annuncio di alcune imprese, tra cui la El.Ital, leader in Italia nella produzione di pannelli fotovoltaici con uno stabilimento ad Avellino e a Saint Etienne in Francia, di voler uscire da Confindustria perché l’associazione degli industriali non ha saputo tutelare nelle sedi appropriate gli interessi delle aziende del settore.
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