Yurta, un modo ecologico di abitare la casa. Ma non in Italia

Nata in Mongolia e concepita per essere un’abitazione nomade, quindi facilmente smontabile e trasportabile, è ecologica ed economica. Si sta diffondendo negli Stati Uniti e nell’Europa del Nord, ma non in Italia. Il parere tecnico dell’architetta Michela Tascioni e la storia di Barbara Bertinetti.

Yurta, un modo ecologico di abitare la casa. Ma non in Italia

La yurta è un'abitazione mobile adottata da molti popoli nomadi dell'Asia tra cui mongoli, kazaki e uzbeki. Loro la chiamano “gher”, ovvero casa ricoperta di feltro. Si può erigere e smontare in poche ore ed è facilmente trasportabile. Nonostante la Mongolia abbia subìto un processo di urbanizzazione, la yurta continua ad essere utilizzata dalla maggior parte della popolazione. E sta pian piano diffondendosi negli Stati Uniti e in Europa, soprattutto quella del nord, e in piccolissima percentuale anche in Italia. Non come abitazione ma come struttura ricettiva turistica. Ma il nostro, si sa, è un Paese strano e difficile. Talmente particolare che ci sono delle difficoltà burocratiche per l’installazione di una semplice yurta. Prima di addentrarci nel discorso, vediamo però com’è fatta. Dal sito www.yurta-silentbreeze.com, uno dei produttori italiani, leggiamo: “Sopra la struttura della yurta vengono sistemati successivi strati, il primo è formato da un tessuto bianco in cotone che diventerà il rivestimento interno, a vista. Su questo viene posato lo strato di feltro, prima i due pezzi del tetto poi le pareti. Questo strato è fondamentale, e senza di esso la struttura per quanto bella non potrebbe essere chiamata "Yurta". Il feltro, oltre a isolare dal freddo e dal calore, ha la funzione di tenere compatta e integra la struttura e di ancorarla al terreno. Sopra il feltro viene posto lo strato impermeabile, fondamentale per i nostri climi umidi. Al quale se ne può aggiungere un altro di cotone o poliestere. Tutti questi strati sono poi fissati con delle corde resistenti alla circonferenza, lungo i muri della gher”.
Sono dunque delle abitazioni particolari, ecosostenibili, e di un’utilità importante: con una spesa contenuta di poche migliaia di euro, si va in generale dai 3.000 euro per quelle di dimensioni più piccole, attorno ai 20 mq, ai 20.000 euro per quelle di dimensioni più grandi, circa 100 mq, ci si può dotare di un’abitazione dove vivere. Una grande alternativa per chi vuole farsi una casa senza ricorrere alla richiesta di mutui bancari e senza cementificare l’ambiente circostante. Ma, come scritto sopra, il nostro è un Paese strano e difficile. Tale da non contemplare l’argomento in questione a causa di un vuoto normativo.
«Consideriamo che la parola "auto-costruzione" – afferma l’architetta Michela Tascioniatto primigenio dell'uomo, legato al soddisfacimento del bisogno di trovare riparo, è un concetto totalmente assente nel quadro normativo italiano, nel quale manca un sistema che ne definisca regole, modalità e strumenti dell’edificazione in autocostruzione. Ci sono in realtà il D.P.R. 380/2011 e il D.Lgs 81/2008 che, però, disciplinano i lavori fatti in autonomia, ma non la possibilità di costruirsi una casa». Non solo. Ma più cerchiamo i decreti, più rimaniamo senza parole. «Pensando alla yurta come sistema costruttivo reversibile, quindi temporaneo – continua l’architetta – mi viene in mente un’altra mancanza nel quadro normativo; infatti oltre al "buco" sull'autocostruzione ve n’è un altro importante legato alle "costruzioni temporanee"». Le quali sono definite come “strutture assimilabili, per dimensioni e caratteristiche funzionali, a dei manufatti edilizi ma destinate ad un uso circoscritto nel tempo ed a soddisfare esigenze che non abbiano il carattere della continuità. Le loro caratteristiche (materiali utilizzati, sistemi di ancoraggio al suolo etc.) devono essere tali da garantirne una facile rimozione”. «Capirai bene che la questione dell'uso circoscritto nel tempo – conclude Tascioni – mal si coniuga con l'utilizzo di un sistema temporaneo (nel nostro caso la yurta) ad uso abitativo».
E a testimonianza di quanto detto, riprendiamo la storia di Barbara Bertinetti, già trattata dal nostro giornale nel marzo del 2013. In sintesi, la sua famiglia acquista un terreno edificabile a Brosso, in provincia di Torino, con l’intenzione di costruirvi una casa ecologica in legno. Il progetto ben presto si blocca e, per mancanza di mutuo, Barbara decide di installare una yurta sopra il seminterrato dell’abitazione, che nel frattempo era stato già ultimato. Ma i permessi non vengono concessi. Com’è andata a finire questa storia? «Nella primavera 2014 – afferma Barbara – abbiamo avuto un nuovo incontro col Comune. Il sindaco si è detto dispiaciuto ma, scartabellando e ricercando, non erano riusciti a rendere fattibile il progetto della yurta, né come abitazione né come bed and breakfast. La nostra risposta è stata molto decisa: avremmo comunque messo la yurta nel nostro giardino, in barba a tutte le leggi comunali, anche perché avevamo ricevuto la lettera di sfratto dall’abitazione dove eravamo in affitto». A quel punto qualcosa si muove. Pochi giorni dopo Barbara riceve la telefonata dal geometra che seguiva i lavori, il quale le propone di rendere agibile il garage o seminterrato, in accordo con in Comune. «Io non ero assolutamente d'accordo, ma alla fine, su consiglio di mio marito, abbiamo accettato, sia perché avevamo paura delle conseguenze legali sia perché non avevamo nessuna voglia di creare disagio ai nostri bambini». Nel giro di pochi mesi il progetto viene approvato. Il garage viene rivestito internamente in legno e materiali naturali ma «sta di fatto che l'involucro è di cemento, siamo per metà sottoterra, ci stiamo da 11 mesi e abbiamo già - era ovvio e prevedibile - problemi di umidità. E’ tutto assurdo: il Comune ha dato l'abitabilità dentro ad un garage, in cemento e per metà sotto terra, a noi che siamo una famiglia con 2 bambini, piuttosto che darci la possibilità di posizionare una struttura assolutamente ecologica come la yurta, solamente perché non hanno trovato una legge o una deroga che facesse al caso. Io ci avrei visto solo ripercussioni positive, per noi come famiglia, innanzitutto perché ora starei a spendere i miei pochi soldi rimasti come parrebbe a me e non in deumidificatori e interventi di esperti per toglierci l'umidità da casa, e poi per il Comune, per aver avuto il coraggio di dire di sì ad una occupazione assolutamente naturale del suolo, di nostra proprietà peraltro. Per non dire di quante persone mi hanno scritto dicendomi che sarebbero volentieri venute a dormire nella yurta che volevo adibire come B&B, integrando il nostro reddito e creando anche un piccolo circolo di affari per le attività morenti del paese...Che dire. Triste, povera, vecchia Italia. Il cambiamento fa paura».

 

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La Casa Ecologica
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Commenti

storia incredibile, ma purtroppo tipica della nostra amministrazione comunale. Torino è una città in cui sono molte le famiglie senza tetto. Ogni volta che si affronta il problema si sente il solito ritornello: "non ci sono soldi". Questo articolo dimostra che non è vero. Se bastano tremila euro per una casetta di 20 metri quadrati perché il comune di Torino non offre un' area attrezzata per i senza tetto, sulla quale adagiare queste casette? Basterebbero tre milioni di euro per dare una casa d' emergenza a mille famiglie. Quanti soldi sono stati spesi dal comune di Torino per 15 giorni di olimpiadi invernali?
donatella savasta fiore, 15-02-2015 02:15
aggiungo al mio precedente commento che suggerirei alla signora protagonista di questa triste storia, di posizionare ugualmente la sua casette sopra il garage, e di aspettare le mosse del sindaco. Se dovesse intervenire un provvedimento (ma di che genere? mica si può abbattere una casa smontabile in pochi minuti?),allora quel provvedimento sarebbe impugnabile davanti a un giudice e ritengo non potrebbe esserle dato torto visto e considerato che la casa non sarebbe neppure appoggiata per terra. Del resto non le possono dare nessuna multa per il fatto di aver posizionato in giardino una tenda da campeggio. Mi pare che la yurta non sia niente di più. In ogni caso potrebbe, per evitare problemi, smontare la yurta e rimontarla una settimana dopo, anche se io sono convinta che il posizionamento di questa struttura in giardino non possa essere in nessun caso sanzionato.
donatella savasta fiore, 16-02-2015 01:16
un mio amico in Trentino si è preso 4000 euro di multa per aver installato una yurta sul suo terreno, gli hanno detto che se fosse stata su ruote andava bene. per contro ho visto un grosso capannone di tipo induistriale in ferro, adibito a stalla in una azienda agricola dalle parti di Treviso, su ruote. Il comune non aveva concesso altre forme di costruzione(non so per quale motivo) falegnameriabimbi@gmail.com
Gino Chabod, 12-10-2015 11:12
Credo sia semlice costruirsi una casetta su ruote,INTANTO STUDIANDO BENE LA NORMATIVA. Come falegname posso mettermi a disposizione per aiutare chi volesse costruirsela scambiandoci le ore di laoro falegnameriabimbi@gmail.com
Gino Chabod, 22-10-2015 01:22
una multa per aver installato una casa smontabile? mi sembra pazzesco!!! ma questo signore ha impugnato il provvedimento davanti a un giudice?
donatella savasta fiore, 19-10-2015 02:19
l'unico posto che conosco in Italia dove si può vivere in una yurta è il villaggio fondato da Jacopo Fo,l'ecovillaggio solare,bisogna però comprare il terreno,sul suo sito c'è scritto tutto.
claudia, 17-02-2016 12:17
Infatti anche a me piacerebbe avere la possibilità di usufruire di tante yurte per le famiglie che vorranno aiutarmi nel progetto di una fattoria didattica..sono stufa di tutte queste morti di tumori..voglio realizzare un posto che prevenire e curare i tumori..tanti colibrì uniti potrebbero farcela..voglio fare un centro realizzato sull'amore fraterno,cioè chi ha o chi conosce qualcuno che donerebbe yurte o tepee..se riuscissi nel mio intento avrebbe un'energia diversa questa Valle..valle camonica bs. Grazie buona giornata
Miriam, 11-06-2016 03:11
Triste storia, mi dispiace di averlo letto solo ora. noi siamo in Toscana in provincia di Grosseto e nel 2010 abbiamo costruito la nostra prima yurta. L'abbiamo costruito per il 30-esimo anniversario della Mostra mercato artigianale di Sorano per dare spazio ai laboratori creativi per bambini. Dopo la mostra l'abbiamo montato definitivamente nel giardino di un'amico. Da allora la usiamo per corsi, serate culturali, alloggio di artisti ect. Non abbiamo mai chiesto permessi, sono venuti dal comune a curiosare, gli abbiamo fornito i disegni tecnici e la documentazione fotografica del montaggioma e hanno costatato che la Yurta è montata su una pedana in legno e tutto completamente smontabile e trasportabile, una tenda nomade in tutti gli efetti. Chiunque abbia bisogno di informazioni può contattarci, i disegni tecnici può scaricare dal nostro sito: www.yurtati.com agnes eszenyi
AGNES ESZENYI, 03-06-2018 08:03
Il problema è che dal momento che si fa qualunque tipo di allacciamento al suolo (acqua, corrente), diventa automaticamente necessario il permesso di costruire.
Elisa, 13-04-2021 06:13

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