La mostra sarà ospitata dal 24 aprile alla Fondazione Forma. Your wounds will be named silence è un intenso fotoreportage sul paese africano ostaggio del novantenne dittatore Robert Mugabe. Hammond ha rischiato la vita per realizzare il reportage che presenta alla mostra, ma "ne vale la pena" dice lui. Le sue sono storie di drammi,persecuzioni, ingiustizie o violazione dei diritti umani. Qui la fotogalleria del National Geographic.
Hammond ha indagato anche sui diamanti insanguinati dello Zimbabwe, sul traffico e lo sfruttamento di giovani calciatori nel’Africa occidentale, sulle donne stuprate nel corso dei conflitti nella Repubblica Democratica del Congo, sulle malattie mentali causate dai conflitti in Africa, su temi ambientali come gli effetti della siccità sulle tribù nomadi del Kenya, l’inquinamento delle industrie occidentali dell’abbigliamento in diversi paesi africani, ma anche sulla discriminazione dei Rom in Italia o sui percorsi dell’oppio dall’Afghanistan a Mosca.
Your wounds will be named silence è stato realizzato anche grazie a un grant della fondazione Carmignac per il giornalismo; il servizio fotografico sarà pubblicato anche sul numero di maggio del National Geographic.
Il racconto per immagini di Hammond è centrato su coloro che hanno subìto e continuano a subire le conseguenze del regime sanguinario di Mugabe: gente a cui è stato tolto tutto, la casa, il lavoro, la dignità, la vita stessa, magari solo perché non appoggiavano apertamente il partito del regime o perché vivevano in una zona del paese considerata roccaforte dell’opposizione. "Ho voluto che queste persone emergessero dall’oscurità" ha detto lo stesso Hammond.
Hammond ha appena concluso un progetto in dieci paesi africani per documentare l’impatto della guerra, delle migrazioni forzate, della corruzione e di altre sciagure sulla salute mentale degli abitanti. Il progetto verrà pubblicato in un libro a ottobre. A giugno inzierà un progetto su Lagos, in Nigeria.